31/03/2020

Quando mi è venuta l’idea? Non saprei, forse parlando ai miei figli forzatamente lontani, forse è solo una vecchia idea resuscitata, un’araba fenice che mi riporta a 10 anni fa esatti e a un mio progetto editoriale che è vissuto 5 anni come house organ dell’AbanoRitz. La rivista Virtuose ebbe la forza di un innamoramento, la coccolavano e la nutrivano tante miei idee, ideali o addirittura ideologie (parola esecrabile oggi!) che lì trovarono terreno per sbocciare. In un mutuo, reciproco scambio di energie il percorso: Sito delle DonneVirtuoseWomen Destination è stato come una investitura, un rito di passaggio all’età della coscienza di sé… Chi ricorda la rivista Virtuose? E il Sito delle Donne? Un periodo denso e intenso, un arco temporale che forse non si è mai concluso, perché chiudere le porte per me non è mai stato facile… meglio aprirle, come con questo BLOG.

                  

Quante amiche nuove lungo il cammino, per quanto sia difficile creare legami profondi quando si è grandi (altro argomentino: quando si è grandi?), queste amiche non le ho mai più perse: Liz (Riviera del Brenta), Edy (AIDDA), Luciana (Biennale della moda) mi sono vicine seppur in modo diverso oggi più che mai e poi come dimenticare Mara (Mara Borriero: una donna-aquila che sapeva volare in alto… ricordo che ho pensato a questa immagine visitando la sua SKA e sorridendo tra me e me mi ero detta che se lei era un’aquila io non potevo che essere una quaglia).

Quindi tornando al punto: quando si è “grandi”? E “grandi” per far cosa?… Mia madre diceva che l’età ha prospettive diverse a seconda di chi guarda e lei, quasi novantenne, diversamente giovane, aveva il suo bel dire sulla terza età, ma su questo argomento clou avremo modo di tornare (i best agers, gli amori, il lavoro, la tecnologia).

Ma come sempre mi faccio prendere la mano, o meglio, seguo il filo dei miei pensieri e della memoria e perdo quello del discorso e il senso di quanto ho in mente di fare. E su questa mia affermazione “ho in mente di fare” non posso che fare un’altra divagazione, questa sull’Ing. Poletto, mio padre. Lui che, evidentemente, cuore di papà, aveva una grande stima della mia intelligenza, mi credeva preveggente o forse pensava ad una corrispondenza d’amorosi sensi per cui sia aiutandomi a fare i compiti (al Liceo classico Tito Livio avevo un serio problema con la matematica o meglio con il professore di matematica. Nordio era il terrore di tutti noi 41 alunni di IV ginnasio classe 74 che si maturò 5 anni dopo praticamente dimezzata… così cominciate a fare i conti!), che poi quando presi la patente e più tardi, lavorando insieme, era convinto e pretendeva io capissi al volo cosa aveva in mente lui. Comunque papà qualche volta cercò di spiegarmi la matematica abbandonandomi poi al mio destino di ciucca. Così come provò ad insegnarmi a guidare, Lui, nato su un pistone, non poteva credere alla mia doppia bocciatura per gli esami della patente, la prima volta alla teoria e poi, passato questo, una seconda all’esame di pratica. L’ing. Poletto, padre passionale e geniale, provò anche ad insegnarmi a lavorare. Combattuto tra l’orgoglio di padre per questa sua secondogenita neanche maggiorenne (altro argomento su cui tornare) e la sua percezione di quanto fossi “ciucca”, papà mi dava piccole consegne da portare a termine e lavoretti da eseguire secondo istruzioni a me incomprensibili; perché? Perché erano nella sua mente, i suoi passaggi mentali erano velocissimi. Come per la matematica, l’obbiettivo di ogni missione che papà mi affidava restava nella sua testa e a me arrivava solo la forza e la sintesi del suo pensiero. Tutto questo per dirvi come non è facile ora riprendere da sopra e spiegarmi nel senso letterale ovvero sciogliere la rilegature delle tante pagine che ho in testa, slegare la memoria e dispiegare emozioni e sensazioni di questo mia nuova iniziativa. E con questo torniamo alle prime righe e scusate i tanti flash back (anche di questa mia insaziabile passione cinematografica parlerò andando avanti).

10 Comments

    1. abanoritz Post author

      Caro Francesco, credo il tuo sia il primo commento ricevuto. Ti ringrazio e spero davvero ognuno di noi possa rimettersi “in sesto”.

    1. abanoritz Post author

      Quello che in realtà non mi hai mai fatto mancare tu, caro Flavio, è il supporto e la condivisione. Grazie!

  1. Edy dalla vecchia

    Che dire … la più “ciucca” che conosco: Ida, amica dalle mille risorse e sempre abilissima a stupirmi e ad arricchirmi con nuove idee. Una “ciucca” sempre presente al bisogno!!
    Sei unica, sei grande, sei una cara amica!! Edy

    1. abanoritz Post author

      Sei col tuo affetto un vero pieno di energia per la mia autostima. Grazie Edy, dal cuore!

  2. Adele

    Mia cara e creativa Ida, quanta poesia in queste righe,quale umanissimo universo di amore,lavoro e valori .È il tuo fascino che si realizza in quello che ami

    1. abanoritz Post author

      Cara Adele, ti leggo e riconosco la tua sensibilità. Per fortuna, dopo tanti anni, ci siamo viste proprio a gennaio, prima di questo brutto momento. Conto quindi di rivederti nel dopo covid.

  3. Stefania

    Carissima Ida la tua rivista Virtuose, che ho il piacere di leggere, si presentava inverosimilmente “vestita “ di raffinata eleganza…. era quasi dissacrante sfogliarne le pagine, tanto era bella da vedere …. di un’eleganza antica persa nel tempo. Parlava di Donne quelle con la D maiuscola ,le celebrava scorrendone la vita.Bella la tua creatività,la tua continua ricerca.. anch’io come te sento la necessità di vivere con la V maiuscola ,nn si finisce mai d‘imparare….. di fare ,bello questo verbo che fa rima con dare……..Un abbraccio

    1. abanoritz Post author

      Leggere un riscontro così denso e significativo di Virtuose tocca le corde più profonde del mio mondo emotivo. Grazie per ogni parola scritta.

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