Mal comune non è mezzo gaudio

Il cosiddetto “inverno demografico” non è esclusivo dell’Italia, ma riflette una trasformazione sociale ed economica mondiale. La differenza piuttosto è da valutare nelle risposte politiche e culturali che ogni paese adotta per affrontare la situazione. La costanza e la storicità di alcuni welfare, al di là del susseguirsi di governi diversi, ha permesso un qualche miglioramento sociale, infatti paesi come la Francia o i paesi Scandinavi, ad esempio, da anni implementano politiche familiari per supportare le nascite e migliorare il bilanciamento tra vita lavorativa e familiare.

Sebbene il fenomeno sia globale, l’Italia rappresenta un caso particolarmente rilevante per via della combinazione di bassa natalità (1,24 figli per donna nel 2023) e alta aspettativa di vita (83 anni). Anche altri paesi europei, come Germania, Spagna, Portogallo e Grecia, stanno affrontando un calo delle nascite e un aumento dell’aspettativa di vita.

In Asia orientale: paesi come il Giappone, la Corea del Sud e la Cina vivono situazioni ancora più critiche. Il Giappone è uno dei paesi più “anziani” del mondo, e la Corea del Sud, dal canto suo, ha uno dei tassi di fertilità più bassi del pianeta.

Anche negli Stati Uniti e in Canada si osserva un calo delle nascite, sebbene l’immigrazione mitighi parzialmente. Mentre, nell’ America Latina, In paesi come il Brasile e il Messico, la natalità sta diminuendo a ritmi preoccupanti, parallelamente ad una sempre maggiore urbanizzazione.

Questa è dunque una tendenza internazionale specificatamente nei paesi industrializzati e in molte economie avanzate. Risultano così tra le cause più evidenti: il cambiamento dei ruoli familiari, la crescita dei costi della vita, specialmente per quanto riguarda casa, educazione e servizi, le incertezze sul futuro, aspettative più alte, e maggiore consapevolezza nella pianificazione familiare.

A chiusura d’ anno Istat ci dice che in Italia c’è solo un bimbo ogni sei persone over 65. La quota relativa all’età 0-14 anni scende dal 12,4% al 12,2% del 2023 mentre gli ultrasessantacinquenni salgono dal 24% al 24,3%. L’ invecchiamento della popolazione accomuna tutte le realtà del territorio.

Un bambino fino a 5 anni di età ogni 6 ultrasessantacinquenni. Il dato allarmante per la demografia italiana emerge dal report Istat sulla popolazione residente in Italia relativo all’anno 2023. Per ogni bimbo si contano 5,8 anziani a livello nazionale (erano 5,6 nel 2022, 3,8 nel 2011). L’ età media della popolazione è pari a 46,6 anni (48 anni per le donne e 45,2 anni per gli uomini), in ulteriore crescita rispetto al 2022 (+0,2), portando così ancora avanti il processo di invecchiamento.

Rispetto all’anno precedente la quota relativa all’età 0-14 anni scende dal 12,4% al 12,2%. Stabile al 63,5%, invece, la quota di persone 15-64enni, mentre gli ultrasessantacinquenni salgono dal 24% al 24,3%. L’ invecchiamento della popolazione accomuna tutte le realtà del territorio, sebbene si osservi una certa variabilità nei livelli e nella velocità del processo.

La Campania, con un’età media di 44,2 anni continua a essere la regione più “giovane”, e la Liguria, quella più “anziana”. Al 31 dicembre 2023 la popolazione è di 58.971.230 persone, tra queste gli stranieri censiti come residenti salgono a 5.253.658 (+21,8) e la loro incidenza sul totale è di quasi il 9%. Nel 2023 il 57,8% dei 7.900 Comuni italiani continua a perdere popolazione.

Secondo quanto rilevato dalle statistiche sono diminuiti i decessi e aumenta la speranza di vita fin dalla nascita, volendo quantificare stiamo parlando in un anno di quasi 5 mesi di vita in più guadagnati, la speranza di vita alla nascita è per gli uomini è di 81,5 anni mentre per le donne è pari a 85,6 anni. E’ evidente che tutto questo riporta l’attenzione sul lungimirante progetto Senior living dell’AbanoRitz e sulle nostre Golden week  che premiano l’alta fidelizzazione.

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