Non so se la situazione abbia condizionato il tipo di lettura o se i libri scelti siano entrati nel mood della mia cattività al ritz, ma ciò che ho letto in questi tre mesi mi ha toccato l’anima. Vi ho già parlato di Fato e Furia, un libro molto forte di Lauren Groff; lei è una vera romanziera con una scrittura sovversiva, bravissima con le parole come Virginia Woolf: oltre 400 pagine scritte straordinariamente, in cui si declinano tutte le versioni della passione. La sua è una narrazione barocca con tutte le astuzie del romanzo. Al contrario, Pedro Paramo di Rulfo è un’opera al meno, un lavoro di sottrazione, non è solo un libro di poche pagine, ma un libro con meno pagine: così è scritto nella prefazione e così è. Sono 139 le pagine scritte da uno degli autori-culto della letteratura ispano-americana, morto a Città del Messico nell’86, ammirato da Borges e da Marquez. Una giovane donna famosa, la prima, edita da Bompiani, che nel suo romanzo racconta del DOPPIO. Edito da Einaudi, Juan Rulfo ha invece pubblicato pochissimo, e racconta le RADICI tra passato e presente. Nel primo libro è la madre il perno, nel secondo libro è invece il padre. Un caso? Non so, ma so per certo che ho scelto di leggere questi 2, tra 5 libri che mi aveva regalato tempo fa mio fratello Simone, che resta dunque il trait d’union del mio tempo sospeso tra finzione letteraria e Gloria.
Leggo preferibilmente la mattina presto, la sera ho troppo sonno e crollo. Ieri mattina, dopo giorni di maltempo, ero tornata a prendere il sole in terrazza in compagnia del libro e di una tazza di tea oolang accompagnata dalle fette biscottate del breakfast del ritz, scadute il 4 giugno, che avevo spalmato di miele di girasole. Insomma una colazione perfetta se ci aggiungiamo le ciliegie di Marostica. Le fette, ottime, sono integrali e impacchettate a due a due e rispetto alla scadenza poi, si può stare tranquilli se pensiamo che gli archeologi hanno trovato cereali ben conservati dal paleolitico. Quanto al miele di girasole è una nuova scoperta per me. Ha un sapore un po’ erbaceo e pare che controlli i livelli di colesterolo. È un regalo di mia sorella che, peraltro, non mangia miele. Comunque, perfezionavo la tintarella prendendomi tutto il sole delle prime ore -attività che amo e a cui non mi abbandonavo da un paio di anni almeno- eppure ero irrequieta, mano calma e pacifica, e non è soltanto che il sole di aprile è diverso dal sole di giugno o che nei mesi con la R bisogna fare più attenzione , ma piuttosto che ora mi arrivano i rumori delle macchine e i suoni delle voci, c’è movimento insomma… per fortuna? Per fortuna! Controllando dalla terrazza del quinto piano l’entrata del ritz, stamattina ho visto una macchina girare in tondo… un macchinone blu metallizzato. Mi sono mostrata e ho urlato: serve qualcosa? Posso essere utile? Un signore ha abbassato il finestrino, si è sporto per cercare da dove arrivasse la voce e, sorridendo, ha detto: scusi, mi sono accorto che siete chiusi, ma la macchina segnalava il ritz per la ricarica. È vero, siamo nelle mappe touch screen delle auto TESLA come destination charging: due elegantissime colonnine fanno bella mostra di sé nel parcheggio. Non capisco niente di macchine, ma le TESLA sono e rappresentano un brand visionario: marchio, design e tecnologia ai massimi livelli, interni come un salotto Frau, le porte che si aprono alzandosi come due ali, silenziosa come un gatto eppure con prestazioni, soprattutto di ripresa, che anche una come ne rimane impressionata. Ho fatto segno di aspettare con la mano e mi sono fiondata giù: mi entusiasmava poter offrire un servizio con l’albergo chiuso, è la massima espressione del marketing interno. Sono scesa con il mio Panama in testa per un po’ di “atteggio”, ho aperto il cancello e, posizionata la macchina, l’abbiamo attaccata: il signore, italiano che, se ho ben capito, aveva la TESLA in prova e stava girando senza meta venendo dal lago, ha sfiorato un fanale posteriore laterale di sinistra che si è aperto svelando il connettore come un Avatar.