10/05/2020

La nonna di cui porto il nome, mi chiamo Ida come lei e come lei sono nata a luglio, è la mia nonna materna ed è quella che meriterebbe più che un blog, un intero libro dedicato. Pur essendo una donna del 900 tondo, rimasta vedova con 5 figli piccoli, era una donna emancipata senza revanscismo, eccezionale nel senso letterale del termine. Sopravvissuta a due guerre, sapeva tessere legami come una mantide, fu un’imprenditrice, libera nel cuore e nella mente, ante-litteram. Coraggiosa, e quasi spregiudicata, sapeva farsi amare e rispettare incondizionatamente. Veniva da una famiglia di albergatori ed è morta, ultra novantenne, in un albergo, al “ritz, con i 5 figli e 14 nipoti accanto. Come una gazza aveva il debole per i gioielli: collane e spille adornavano il suo famoso decolleté. Non una nonnina, ma un personaggio che, come le donne di un tempo, dispensava detti e proverbi a noi bambini. Uno mi è rimasto in testa perché nella sua semplicità e schiettezza mi faceva sorridere: mal di testa vuol mangiare , mal di pancia vuol c…

I proverbi hanno un’applicazione pratica nella vita di tutti i giorni, per questo motivo non ricorrono alla fantasia e sono ben lontani dall’essere solenni. In generale si distinguono per l’ironia, per i paragoni e le metafore, per il fatto di trasmettere in modo concreto una certa saggezza popolare. Occhio non vede, cuore non duole. Can che abbaia non morde. Chi troppo vuole nulla stringe. A differenza del proverbio, un detto è una frase sentenziosa mentre un modo di dire non ha nulla a che vedere con la saggezza popolare e utilizza l’analogia come “tagliare la testa al toro.” Ma, tornando al mal di pancia e al mal di testa, devo proprio dire che io ne ho sofferto poco. Bene! direte voi… Eppure qualche piccolo malanno a volte torna utile.

Sono stata una bimba sana, per niente gracile, tanto che da piccolo mi chiamavano “Ciccio”. Buona forchetta, autonoma e precoce, non particolarmente capricciosa seppure un po’ viziata dalla moltitudine di adulti che abitavano l’albergo, non mi ammalavo mai: insomma di me non ci si doveva preoccupare… chissà, freudianamente, forse potrei dire che un po’ m’è mancato. Da piccola non ho certo sofferto di genitorialità eccessiva. Sono poi diventata un’adolescente che sapeva cavarsela fin troppo bene da sola, nessuno era troppo concentrato su di me così ho infranto quasi tutte le poche ma severe regole imposte. Andare bene a scuola era un pre-requisito e dare una mano in albergo non era una scelta. Quante volte mi sarebbero serviti un mal di pancia o un mal di testa, una scusa qualsiasi per non assolvere i tanti piccoli doveri a cui ero obbligata da quella strana vita famigliare condotta in albergo senza una routine… niente, sana come un pesce! Da adulta, schiacciata, a volte, dalle responsabilità, o bisognosa, spesso, di attenzioni, ho sperato, di tanto in tanto,  di avere un po’ di febbre per farmi accudire. Erba cattiva non muore mia: scherzavamo mia madre e io dicendoci che, alla fine, saremo rimaste noi due sole e invece mi ha tradita, diventando lei la mia bambina e, alla fine, lasciandomi sola, un anno fa.

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