Nel centenario del genocidio, fiabe e storie del popolo dell’Arca
Nel centesimo anniversario del genocidio del popolo armeno (1915 – 2015), torna in libreria “Leggende del popolo armeno” di Baykar Sivazliyan e Scilla Abbiati (Tarka Editore, Collezione Radici).
L’Armenia è un paese per la maggior parte montagnoso. Le fiabe, di solito, sono il prodotto delle montagne, dell’inverno. Le notti lunghe, la neve perenne, la famiglia intorno al camino acceso, le presumono, quasi costringono i grandi a raccontarle, a inventarle a volte, nel caso avessero esaurito il loro repertorio per i più piccini. Un gruppo a sé di racconti qui presentati è costituito da quelli provenienti dalla regione del Musa Ler (Musa Dagh), che tradotto significa monte di Mosè. Esso si affaccia sul Mediterraneo orientale, nell’antica Antiochia, di fronte a Cipro. Gli armeni giunsero in questa terra, situata più a sud rispetto al cuore dell’Armenia storica, nel I secolo a.C., durante il regno di Tigran il grande (95-56 a.C.). I racconti della regione sono giunti sino a noi dalla viva voce degli armeni sopravvissuti al drammatico Genocidio del 1915, che fortunatamente ci hanno così tramandato una tradizione ancora vitale. Originariamente queste leggende sono nate nel dialetto della zona e in dialetto si raccontano tuttora. Esse ci conducono in un mondo ricco di arzigogoli, folletti, personaggi che assumono di volta in volta le sembianze più impensate. Il racconto percorre anche una via letteraria più raffinata, e di questo secondo tipo sono qui presentate molte storie. Gli autori sono tra i maggiori del genere: Mekhitar Kosc e Vartan Aikektzi. Essi dedicano uno spazio di primo piano agli animali.
“Si dice che i piccoli popoli sono il sale della terra – spiegano gli autori – Ci auguriamo che un po’ di questo sale renda più sapidi alcuni momenti della nostra vita. Il fatto che questo volume riappare nel 2015, l’anno del Centenario del grande Genocidio degli Armeni (1915), dà a questo libro una valenza di positiva sopravvivenza e di robusta esistenza di un popolo che con molta serenità e orgoglio è riuscito ad affrontare i periodi pesanti della propria storia. Un sottile e convinto esempio per il superamento delle difficoltà concrete dei nostri giorni“.
Baykar Sivazliyan. Nato a Istanbul nel 1953, nel 1979 inizia a insegnare Storia Armena presso il Collegio Armeno Moorat-Raphael di Venezia. Dal 1981 (e tuttora) insegna la lingua armena presso l’Università degli Studi di Milano. Dal 1999 al 2006 viene chiamato presso l’Università del Salento (Lecce) per istituire la cattedra di Lingua e Letteratura Turca, dove ha insegnato la materia della propria specializzazione ininterrottamente per sette anni. Consulente di numerosi enti pubblici e statali dal 2007 è membro del Consiglio dell’Unione degli Armeni d’Italia e dal 2009 ne è Presidente. È membro di molte associazioni internazionali di armenisti ed orientalisti. Insignito della Medaglia d’Onore “Mayrenii Despan” del Ministero della Diaspora della Repubblica dell’Armenia e della massima onorificenza della Presidenza della Repubblica Armena “Movses Khorenatzi”, per avere speso quarant’anni della propria vita per le buone relazioni fra l’Italia e l’Armenia.
Scilla Abbiati (1955-2004). Si laurea nel 1979 presso l’Università degli Studi Ca’ Foscari di Venezia in Lingua e Letteratura Russa. Nel 1984 si laurea anche in Lingue e Letteratura Orientali, il cui studio aveva potuto approfondire anche presso l’Università di Istanbul. Dal 1981 ha insegnato Lingua e Letteratura italiana presso il Collegio Armeno Moorat-Raphael di Venezia. Dal 1997, alla sua scomparsa, insegnò l’italiano come lingua straniera all’Università di Udine. Oltre che di problemi di contatto tra le lingue nell’area caucasica, si è occupata di contrastività, in particolare rispetto all’italiano come lingua straniera, intervenendo a questo proposito con numerosi saggi tra cui quelli apparsi in “Civiltà Italiana”. Nell’ambito dei propri studi in campo orientalistico si è occupata tra l’altro dell’opera di Nazim Hikmet, in particolare collaborando al volume Nazim Hikmet, curato da A. Bezirci (1976) e alla stesura del Vocabolario armeno-italiano, redatto da Padre Nicola Kehiaian (1983).