Grace Kelly, l’ultima dama

di Annamaria Malvisi

“Sono stata accusata di essere fredda, snob, distante. Chi mi conosce bene sa che non è così. La verità sarebbe piuttosto il contrario. Ma è chiedere troppo voler proteggere la propria vita privata, i sentimenti profondi? Molte cose mi commuovono e non voglio essere indiscreta.”

Grace Kelly

“A casa Kelly si aveva fiducia l’uno nell’altro”. In queste parole di Grace penso stia uno dei segreti della sua fiaba realizzata, il procedere da un successo all’altro con passo leggero. Certo, tanti sono i doni ricevuti: il primo contenuto nel nome – Grazia – una sintesi di bellezza e classe. Ma non sarebbe sufficiente questo per illustrare quella sorta di perfezione femminile che sembra essersi incarnata in lei. Carisma e riservatezza, timidezza e determinazione, eleganza e spirito gioioso.

Ho avuto la fortuna di visitare la mostra che il Principe Alberto, insieme alla Reale Famiglia Monegasca ha voluto allestire in onore della madre Grace Kelly, Principessa di Monaco, a venticinque anni dalla sua scomparsa. Non si tratta, in realtà, di una semplice mostra. Direi piuttosto una porta socchiusa, uno spiraglio concesso ad ognuno per entrare in punta di piedi nei ricordi. Quando si è amato qualcuno, ogni oggetto, ogni immagine, ogni traccia del suo essere conserva in sé un’intensa malinconia e un valore incalcolabile. Questo è l’incanto che si sprigiona tra le stanze del Municipio di Parigi, in cui ho contemplato una minuziosa raccolta ordinata dei segreti di Grace, una donna che ha incarnato quanto di più soave si possa attribuire all’essere femminile. Dolcezza e fermezza, dedizione e sensibilità. Non una persona comune. Una persona che ha segnato profondamente chiunque la incontrò, così come ha segnato la storia del cinema, nonostante siano stati pochi gli anni impegnati nello spettacolo. Molti di più saranno quelli dedicati al suo Principe, alla sua famiglia, al regno. Si comprende il riserbo con cui la famiglia ha custodito per venticinque anni i suoi oggetti, gli abiti, i filmati, le fotografie, i diari, le lettere, i fiori essiccati, gli album di ritagli. Si comprende perché è assolutamente intima questa porta socchiusa sulla vita di Grace.

Forse sarebbe sufficiente la sua bellezza a commuovere, almeno chi, come me, adora la bellezza e cerca continuamente la perfezione. Eppure è una commozione più intensa, più personale, quella che sorprende il visitatore. È la commozione di vedere il segno tracciato dalla sua mano nelle lettere agli amici, il tono garbato di un invito, lo sguardo: luminoso di fronte ai figli, composto di fronte alle personalità, raggiante al cospetto dello sposo. I suoi ritratti fotografici lasciano trasparire l’intensità dell’anima. Si dice che al dono di essere assolutamente fotogenica Grace avesse unito una ferrea disciplina nel comportamento, nei gesti, nella postura, una fusione di algido e focoso che qualcuno attribuisce agli insegnamenti cinematografici. Non lo credo. È frequente che un atteggiamento composto e dignitoso attiri le accuse di anima gelida, come uno spirito molto focoso sia subito etichettato con epiteti dispregiativi, da facile conquista. Le solite chiacchiere di invidiosi senza risorse. Si può recitare, si può avere imparato la disinvoltura di fronte all’obiettivo, ma è lo spirito, infine, che predomina e vince. E si comunica. Ogni voce, ogni testimonianza di chi l’ha incontrata conferma che Grace è stata una donna serena che ha diffuso serenità attorno a sé.

Nella sua famiglia d’origine è stata educata alla libertà di esprimersi, al gioco e al riso, ma anche all’impegno nel lavoro. Ad Hollywood ha conosciuto i rischi dell’essere diva ma ha saputo sottrarsene, segno di forza d’animo e di carattere. Merito anche di Hichcock, che l’ha scelta come attrice preferita e allieva ad un tempo, perfetta interprete di un magistrale intreccio di storie e charme.

Il burbero Alfred accoglie con tristezza l’abbandono delle scene da parte della “sua” stella e nel contempo approva. Solo tre pellicole – le altre sono state girate senza di lei – poi l’addio di Grace al cinema. Del resto i suoi erano “solo film”, come potevano competere con un Principe, con la vita? Ogni donna sogna il suo principe, Grace lo incontra e lo trova affascinante. E per una donna che “non concepisce la vita familiare part-time” l’impegno che si prospetta è adeguato. Una famiglia ed un Regno al di là dell’Oceano. Nessuna interpretazione era stata tanto impegnativa e non ci saranno più interpretazioni. Quello che per tutto il mondo è l’inizio di una fiaba, per Grace è l’ingresso nella vita reale, quotidiana, è tornare ad essere una persona “normale” dopo gli anni delle finzioni cinematografiche. “Le fiabe raccontano storie immaginarie. Io sono un personaggio vivente. Esisto. Se si raccontasse la mia vita di donna reale, si scoprirebbe infine il mio vero essere.” Questo vero essere sembra trasparire da ogni dettaglio esposto, pur essendo, in fondo, inafferrabile.

Mi sono chiesta cosa ha spinto la famiglia a privarsi di questa intimità e rendere visibile al mondo un’anima per natura riservata e pudica. Credo il desiderio di prolungare il più possibile, nella memoria, nell’immaginazione, anche nella cristallizzazione di un’immagine idealizzata, la presenza della donna amata come madre, come sovrana, come padrona di casa, come donna.

Forse il principe Ranieri non avrebbe approvato. Grace Kelly era soprattutto la sua vita.

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