La Regione Veneto lancia il turismo sanitario

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La sanità veneta prende a braccetto il turismo e diventa business.

Per attirare nuovi visitatori e nello stesso tempo fare cassa da reinvestire in servizi (soprattutto per il privato accreditato, con l’ultima legislatura fortemente ridimensionato nei rimborsi), la Regione ha attivato un tavolo di lavoro congiunto che metterà a punto pacchetti vacanze con cure programmate. «Vogliamo coniugare l’eccellenza sanitaria con l’altro nostro punto di forza, cioè una capacità di attrazione che ci vede al primo posto in Italia, con 60 milioni di presenze all’anno — spiega il vicegovernatore Franco Manzato —. Forte dei 597 mila arrivi del 2008, il Veneto è la seconda meta termale, dopo la Toscana, settore che il progetto punta a rilanciare. In ogni fiera internazionale del turismo proporremo soggiorni abbinati ad un’assistenza sanitaria di alto livello». In quali specialità mediche lo deciderà il tavolo. «Di sicuro — assicura l’assessore alla Sanità, Sandro Sandri — l’assistenza ai visitatori stranieri sarà gestita in modo da non allungare le liste d’attesa. Si tratta di aggiungere interventi prefissati alle 20 mila prestazioni d’urgenza già erogate ogni anno ai forestieri, ricorrendo a formule a noi più vantaggiose. Cioè sottoscrivendo convenzioni con le casse mutue e le assicurazioni estere, così da non dover più aspettare due anni i rimborsi dalle aziende sanitarie estere».

Il Veneto avanza infatti centinaia di migliaia di euro dal resto d’Europa, per cure prestate ai loro cittadini. Gli extracomunitari invece pagano — non le urgenze —, direttamente o tramite le assicurazioni. Quanto a queste ultime, la Regione ha firmato un accordo con la statunitense HTH e con le tedesche AOK e TK, che in due coprono 16 milioni di pazienti della Germania. «Sono i territori più disponibili nei nostri confronti e che ci mandano il maggior numero di turisti — spiega Luigi Bertinato, responsabile per i rapporti internazionali del settore sociosanitario —. Sono inoltre in preparazione accordi con l’Austria e speriamo che la Conferenza europea sul Turismo sanitario 2010, organizzata dal nostro tavolo di lavoro a Monastier dal 5 al 7 maggio, ci porti nuovi contatti. Noi vorremmo intercettare quel bacino di 800 mila pensionati che, partendo dal Nord Europa, d’inverno raggiunge località più miti, come il lago di Garda, che ne attira 3500 all’anno. E soprattutto — aggiunge Bertinato — intendiamo valorizzare le terme, in sofferenza, proponendole come punto di riferimento per la riabilitazione. Stiamo lavorando per ripristinare una convenzione con la Germania».

Le prestazioni ai turisti saranno a pagamento («ma in patria spenderebbero di più», precisa Bertinato). Check-up piuttosto che interventi verranno prenotati nel privato accreditato, dai medici ospedalieri in regime di intramoenia, nei reparti Dozzinanti e appunto alle terme. Il pubblico metterà a disposizione Day Surgery e Day Hospital, che non richiedono degenza. «Gli alberghi dovranno essere attrezzati per ospitare non semplici visitatori, ma pazienti», chiarisce Manzato. Il modello di medicina turistica si ispirerà all’organizzazione dell’Usl 10 di San Donà, che d’estate offre ai turisti servizi di dialisi e due ambulatori riservati. «Se uno straniero desidera vedere Venezia, sa che potrà farlo in tranquillità in tutti i sensi, perchè all’occorrenza troverà la migliore assistenza sanitaria», dice Paolo Stocco, direttore generale dell’Usl 10.

Michela Nicolussi Moro

Fonte: Il Corriere del Veneto, 13 gennaio 2010

2 Comments

  1. tiziana busato

    Da operatore turistico incoming posso dire che può essere interessante trovare soluzioni e prodotti emotivi (il turismo) che trascinino con un’aura positiva anche concetti di vera cura o spostamenti legati alla necessità di assistenza medica…da qui a chiamare l’iniziativa TURISMO SANITARIO…mi sembra far cadere nel…sanitario anche quello che di buono potrebbe esserci!!!

  2. admin

    Si sa, a volte i giornali usano termini un po’ “forti”… anche il Corriere non è da meno! Grazie per il tuo commento

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