In una società sempre più distante dalla natura e dai suoi simboli, il linguaggio floreale si è fatto quasi silenzioso. Ma continua a “parlare” nel parco dell’AbanoRitz. Quello che spesso sfugge è che i fiori sono ben più di semplici ornamenti destinati ad appassire: sono portatori di messaggi antichi, simboli carichi di storia, usati nei secoli per esprimere ciò che le parole non potevano dire.
Tutti conoscono il significato delle rose rosse: sono il simbolo universale dell’amore appassionato, un gesto diretto al cuore. Allo stesso modo, i crisantemi evocano subito l’idea del lutto e della commemorazione, almeno nella cultura italiana.
Per esempio, la peonia, fiore sontuoso e profumato, nell’antica Cina era considerata la “regina dei fiori” e rappresentava la prosperità, la fortuna e l’onore. Nell’Ottocento europeo, invece, regalare una peonia poteva anche sottintendere un rimprovero per una timidezza eccessiva o per una bellezza nascosta.
Il girasole, con il suo sguardo sempre rivolto verso il sole, è un inno alla lealtà e all’ammirazione. Ma pochi sanno che nell’epoca vittoriana poteva simboleggiare anche superbia, proprio per la sua altezza e l’aspetto appariscente.
E l’elleboro? Questo fiore delicato e velenoso veniva detto anche “rosa di Natale”, e un tempo si credeva potesse scacciare gli spiriti maligni o curare la follia. Un fiore tanto bello quanto misterioso.
Persino il tulipano, oggi semplice fiore da giardino o da vaso, ha avuto un valore incredibile: nel XVII secolo, nei Paesi Bassi, fu al centro di una vera e propria bolla speculativa, nota come “tulipomania”!
I fiori ci parlano da sempre. Sono stati protagonisti di quadri famosi, come le ninfee di Monet o i girasoli di Van Gogh, e hanno ispirato versi immortali. Il loro linguaggio, quello dei fiori, è una forma di comunicazione silenziosa ma intensa.
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