29/06/2020

Il settimo giorno è per il riposo, lo dice la chiesa: è un’invenzione cristiana, quella del giorno settimanale di astensione dai lavori. In età romana non esisteva. Per tradizione biblica gli ebrei riposano invece il sabato. E se fosse sempre domenica? Sparirebbe l’ansia di riempirla oppure lo stress che precede l’inizio di un’altra settimana? Se fosse sempre domenica, avremmo forse meno aspettative il sabato mattina? Il mio mestiere, al contrario di molti altri, prevede un super lavoro nei giorni festivi. All’opposto di un ufficio o di un negozio, l’albergo non ha il riposo settimanale: non chiude la domenica o il lunedì come i parrucchieri, piuttosto che il mercoledì come i negozi di alimentari. Il turismo, si sa, lavora essenzialmente quando il mondo va in vacanza. A me piace lavorare la domenica ed è comunque di un altro tipo di quello che svolgo nei giorni festivi. Certo bisogna essere delle persone resilienti per lavorare 7 giorni su 7 e comunque amare molto il proprio lavoro sentendosene particolarmente gratificati. In ogni caso, anche chi è più elastico e soddisfatto, mentre lavora ha, per forza di cose, rapporti limitati con la famiglia e gli amici. Riducendo la vita sociale si riduce la qualità della vita intera? Ma se la vita lavorativa coincide, in parte, con quella dei rapporti personali e soprattutto se un lavoro come il mio moltiplica le relazioni, non sarà poi così terribile partecipare un po’ meno alla vita sociale di cui peraltro nessuno ci garantisce la qualità. Siete d’accordo? Il lavoro implica proiezione, dicono gli psicologi, l’identificazione in un ruolo, così, sperimentarsi in altri ruoli, liberandosi da quello professionale, sembrerebbe terapeutico. In realtà a me stupisce sempre scoprire l’enorme gap che riconosco tra una persona incontrata in ambito professionale e la stessa fuori dal lavoro. A volte ho la sensazione di trovarmi di fronte a uno o una con disturbi bipolari. A voi è mai capitato? Quasi avessero una doppia vita: quella formale e di facciata e una segreta. Letteralmente e metaforicamente il lunedì questi indossano gli abiti da lavoro trasformandosi da Superman in Clark Kent. È vero che dentro di noi convivono tanti aspetti che formano la nostra personalità, e a cui dobbiamo riuscire a dare spazio e voce, ma a me non capita così; al contrario, nel lavoro d’albergo, devo continuamente cambiarmi il mantello rosso criptoniano con la giacca blu da terrestre e viceversa. Vero è che ospitando al ritz molti clienti del fine settimana che soggiornano per due notti, ma più spesso anche per una sola, mi accorgo che alcuni arrivano stressati e ripartono stressati come prima e questo non fa bene a loro e, tanto meno, alla reputazione del ritz. L’attività frenetica quotidiana riempie la vita mantenendoci occupati, ci fa sentire utili, ma ci allontana anche da chi siamo davvero: il lavoro ci distrae dalla parte più profonda di noi stessi. Di fatto la mia parte profonda è invece quella che maggiormente trova espressione in albergo. Per molti, per il mondo femminile soprattutto, immagino che i giorni lavorativi, strutturati e densi d’impegni, permettano di tenere sotto controllo le tensioni ed i sentimenti d’insoddisfazione, mentre un giorno interamente libero mette in luce il limbo che esiste tra quello che siamo e quello che è la nostra esistenza. Il malessere domenicale può essere, almeno parzialmente, attribuito ad un calo di fatica e di sforzo che genera sentimenti di noia e di stanchezza infinita? La domenica è davvero un giorno paradossale poiché nel fine settimana modifichiamo le nostre abitudini abbassando così il tasso di adrenalina. Ma alla fine meglio essere degli stacanovisti o dei rompi balle perennemente frustrati? E ancora: dobbiamo sperare sia sempre domenica o sognare di trasformare la domenica in sabato o, meglio ancora, in venerdì? Perché riporre tante aspettative in un solo giorno invece che in 7? Ma soprattutto non è più verosimile provare a fare essenzialmente ciò che piace? Ho cercato per anni di far quadrare il cerchio ed è stata un’inutile faticaccia, così, pur dovendo fare scelte non sempre facili, anno dopo anno, ho provato a fare massimamente ciò che mi piace e come mi piace… un grande traguardo è stato proprio GLORIA.

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