17/04/2020

Mi è da poco scaduta la patente e, per fortuna, non è stato necessario rifare gli esami, ma solo una sommaria visita oculistica. Sostenere i nuovi esami di guida sarebbe stata disastroso, quanto alla visita l’ho passata in pochi minuti malgrado oggi io abbia bisogno di due diversi tipi di occhiali: uno bifocale e uno più specifico per leggere o per scrivere al computer. Per chi come me non ama guidare, circonvallazione, rotatoria o rotonda sono sinonimi, ma non è così. Il primo è il nome che comunemente si dà ad un sistema viario che organizza la circolazione dei veicoli attorno a una città, la rotonda definisce piuttosto una forma architettonica, mentre è la rotatoria che modera e snellisce il traffico nel nucleo abitativo o all’uscita delle autostrade.

Di fronte ad una rotatoria entro in crisi e mi sudano le mani. Non c’è più il casellante, più o meno simpatico e disponibile, a cui chiedere indicazioni e le rotatorie sono sempre più complesse. Le uscite sono tante e la raggiera di strade da imboccare è infinita. La segnaletica, quando c’è, è estremamente creativa. Il traffico incalza: sembra che tutti sappiano dove andare e le uscite in cui inserirsi. Nate sull’altare del flusso continuo e veloce, in realtà basterebbe girarle tutte una volta, una prima volta, per sapere esattamente il raggio, non sempre perfettamente dritto, da imboccare; ma la frenesia può più della conoscenza.

Andare sempre diritti è facile, ma ultimamente mi trovo, sempre più spesso, a dover fare una specie di girotondo senza capire bene la direzione giusto da prendere. Ai tempi del Covid19 le vie prospettate sono almeno quattro: la via biologica, quella telogico-filosofica, quella politica e la via economica. È evidente quanto sia difficile scegliere e come risulti praticamente impossibile percorrere più vie insieme. Un altro giro, un’altra corsa!? Un vero dilemma soprattutto se, più o meno simbolicamente, ci si è già trovati davanti a caroselli simili nella vita senza avere il tempo di capire quale sia la destinazione di ogni percorso e comunque troppo pressati dalle contingenze, per poter valutare serenamente i pro e i contro di ogni direzione. Sono cosciente che la traiettoria spesso sia senza ritorno… un po’ come quando si imbocca un’uscita piuttosto che un’ altra in autostrada. Ecco abitare in albergo in questo momento mi permette di girare intorno senza fretta, il tempo sospeso è un buon alibi, la tentazione di delegare ad altri la scelta, esiste ed è concreta.

Mafalda è un personaggio immaginario, protagonista dell’omonima striscia a fumetti realizzata da Quino, pubblicata tra il 1964 e il 1973. Mafalda è una bambina dallo spirito ribelle, profondamente preoccupata che pone a sé e ai suoi genitori domande piuttosto disarmanti a cui è difficile, e a volte impossibile, rispondere. Sono domande che mostrano le contraddizioni e le difficoltà del mondo degli adulti, nel quale Mafalda rifiuta di integrarsi. Come lei vi dico: fermate il mondo che voglio scendere!

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