01/06/2020

L’aspirapolvere che io posso usare in albergo senza dover accendere motori o strani macchinari professionali, assomiglia al robot che nell’adattamento italiano del film Star Wars si chiamava C1-P8. Nella saga è un droide specializzato nella riparazione di navi spaziali. Esperto meccanico e co-pilota, è un fedele servitore della famiglia Skywalker. Ebbene il mio C1 si è azzoppato. Stamattina trascinandolo e zigzagando tra le camere e il corridoio del quinto piano ha perso una ruota. Ora, facendo un rapido elenco: tra l’idraulica che mi si rivolta contro, il fornello con la piastra elettrica saltato, il microonde che avevo posizionato in caffetteria che ha lo sportello bloccato e ora l’aspirapolvere claudicante, ho la sensazione che in tre mesi gli elettrodomestici si siano suicidati in massa. Vero è che appunto son DOMESTICI e non per l’hotellerie, altrettanto vero che io sono un elettricista incapace e un inutile manutentore, ma sembra proprio che la garanzia di due anni in realtà ne decreti la fine… insomma non nascono per durare e se volessimo ripararli? La classica risposta è che non ne vale la pena, tra ricerche, attese e costi, conviene comprarli nuovi. Elettrodomestici usa e getta?!

Il boom degli oggetti monouso iniziò alla fine del 1800 quando le aziende videro in loro un ottimo modo per sviluppare le vendite. La chiave era promuovere questi prodotti alle casalinghe: gli articoli usa e getta facevano risparmiare tempo ed erano igienici. La parola disposable”, in inglese, traduce sia monouso che usa e getta ed è chiaramente un aggettivo la cui origine è relativamente recente. Il concetto di usa e getta ha una preistoria curiosa, quando una casalinga disperata newyorchese stufa di lavare camicie a fine 800 inventò il collar city, i famosi colletti bianchi, removibili come i polsini. All’epoca furono prodotti milioni di polsini e colletti di carta rigida usa e getta. Poi, sempre per gli uomini, fu la volta delle lamette. King Camp Gillette inventa un sistema per produrre lamette economiche e, nel 1903, inizia a commercializzare una nuova tipologia di rasoio espressamente concepita per lamette usa e getta. Dopo il piatto di carta, interessante è invece l’origine del bicchiere usa e getta perché ci riconduce ahinoi alla realtà del Covid. Nel 1908, Samuel Crumbine, un ufficiale sanitario, notò che condividere lo stesso mestolo e secchio d’acqua, per bere nei luoghi pubblici, aumentava il diffondersi della tubercolosi. Due uomini d’affari colsero l’occasione per sviluppare un bicchiere di carta, il cui nome fu “Health Cup”.

Gli oggetti monouso non sono tutti “figli del diavolo” dunque. Dopo la seconda guerra mondiale la consapevolezza dell’importanza dell’igiene in medicina e nella vita quotidiana, insieme a una sempre maggiore disponibilità economica delle famiglie nelle società industrializzate e alla redditività di questi prodotti hanno contribuito alla diffusione del monouso. Pannolini, tovaglioli e fazzoletti di carta e salviette al posto degli strofinacci, vincono per praticità e sono entrati oramai definitivamente nelle nostre vite. Se si poteva ritenere, a voler pensar bene, che a un maggior numero di merci prodotte e gettate sarebbero corrisposti nuovi posti di lavoro allora, oggi l’economia dell’usa e getta è in rotta di collisione con il  nostro pianeta e il nostro materialismo. Ma tornando a bomba, ovvero alla “casalinghitudine”, avete mai pensato alla carta igienica come a un prodotto usa e getta?

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