31/05/2020

GLORIA è il mio atto creativo. Detta così potrebbe sembrare altisonante, ma se lo si prende in senso letterale , la scrittura di questo diario è il tentativo di unire argomenti esistenti ed esistiti attraverso nessi e relazioni inedite. Henri Poincaré, famoso enciclopedico francese, semplificava il concetto di atto creativo con queste parole “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. Qual è il motore o la leva che mi spinge a tenere questa rubrica lo sapete, se mi avete letto fin qua, ma il motivo profondo è la necessità di uno sfogo creativo. Gloria non è una forma di rivalsa per ciò che non sono stata, una narratrice, ma semmai un’opportunità leggera e disincantata di vivere quella vita che non ho avuto il tempo di vivere o di mitizzare quella che ho realmente vissuto. E così, come per i miei piedi da contadina di ieri, amo rappresentare le mie cose in modo da avvicinarle a un certo tipo di IMPERFEZIONE ideale, attribuendo, in una specie di esorcismo o, al contrario, di scaramanzia, alle cose reali, un’idea più bella o più ironica che si trova appunto nelle mie aspirazioni o nella mia fantasia.

Più facile fare un esempio che spiegarlo questo meccanismo nel quale mi crogiolo da sempre. Ho il vezzo di raccontare di me facendo rifermento a favole come Il brutto anatroccolo o La piccola fiammiferaia e mai ho pensato a me come La bella Addormentata o Cenerentola eppure, vivere in un hotel, potrebbe apparire un po’ come vivere in un castello… non vorrei scomodare Freud con l’importanza dello sviluppo della fantasia oppure con la risoluzione catartica, attraverso la fiaba, dei problemi dei bambini, ma, la mia preferita, alla fine, non è né di Andersen né di Perrault ma di Carrol ed è Alice nel paese delle Meraviglie: una fuga assoluta dalla realtà!

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