Alberto Fujimori, ex presidente del Perù, rischia tantissimo in seguito alla nuova denuncia per genocidio che gli è piovuta addosso.
Ad accusarlo di violenza sulle donne in Perù, sono molte indios che denunciano la sterilizzazione forzata applicata nei loro confronti con finalità di controllo raziale.
Di cosa si tratta? Molte donne di etnia Indios nelle zone più povere del Paese sudamericano entravano in ospedale per partorire e ne uscivano raggirate e sterili. I numeri inquietano: si parla di ben 300 mila donne che, nel corso di dieci anni fino alla caduta del presidente di origine nipponica ora in Giappone, sono state sterilizzate.
Hilaria Supa fa nascere la protesta assieme ad altre, quando capisce che molte “segnoras” di alcuni territori contadini avevano subito la legatura delle tube a loro insaputa.
Con un pretesto, come quello di controllare la salute dei figli, venivano attirate negli ospedali e ambulatori per poi essere ricoverate con una scusa e sterilizzate. Lo scopo dell’operazione? Eugenetica. A testimoniarlo 56 documenti nei quali è scritto nero su bianco del piano per ridurre le nascite tra le fasce più povere della Nazione: le montagne andine, la foresta amazzonica e la bidonville attorno a Lima.
Oggi sono chiamati a rispondere di quel grave crimine l’ex presidente Alberto Fujimori e gli ex ministri della salute: Eduardo Yong Motta (1994-96), Marino Costa Bauer (1996-99) e Alejandro Aguinaga (1999-2000).
Si tratta senza dubbio di un fatto che ci angoscia e che inorridisce. Non solo perché fa apparire lo spettro del razismo, ma anche perché su questo grave crimine, la violenza sulle donne in Perù, si allungano le orme della plutocrazia, della distruzione della dignità umana e dei diritti delle donne, primo fra tutti quello al concempimento.