Padova, tra le sue tante bellezze, è conosciuta in primis per la sua prodigiosa Università!
L’Università degli Studi di Padova è tra le più antiche al mondo. Fondata nel 1222 da una vera e propria migrazione di studenti dal vicino ateneo bolognese, alla ricerca di maggior libertà accademica, culturale e di espressione. Il motto dell’Università è infatti Universa Universis Patavina Libertas: tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova.
I primi corsi sono diritto civile e canonico, seguiti a stretto giro dalla medicina e dalle arti. Rimangono comunque distinti tra loro per quanto con gli stesi privilegi. Solo nel 1405, con il passaggio sotto la Repubblica di Venezia, l’Università di Padova prende forma arrivando al suo massimo splendore.
Nel 1493 l’Università viene ufficialmente trasferita all’Hospitium Bovis, all’epoca un fabbricato sotto un’insegna del bue; questa ne diventa la sede principale tutt’oggi nota come il Bo.
ll 15 gennaio 1595 Girolamo Fabrici d’Acquapendente inaugura il primo teatro anatomico al mondo, ancora oggi visitabile, che porta in Europa l’insegnamento della medicina moderna, grazie soprattutto a celebri medici che insegnano a Padova.
A Padova insegna anche Galileo Galilei che lascia una grande influenza nella metodologia di ricerca nelle discipline scientifiche e naturalistiche, anche dopo il suo abbandono del mondo accademico.
L’Università negli anni continua a distinguersi in Europa sia nelle scienze naturali che in quelle umanistiche, nonostante il declino politico ed economico del ‘700. Questo grazie a docenti di enorme valore. Più traumatico, invece, il momento del passaggio sotto il governo del Regno d’Italia, che porta la sospensione di 17 professori e la chiusura delle scuole di agraria, veterinaria e teologia oltre ad altre riforme; tra queste anche il tentativo di fare di Roma l’università centrale e più importante, con il trasferimento di molti docenti.
Con la Legge 12 maggio 1872 n. 1821 l’Università di Padova viene messa al pari delle altre esistenti nel regno e viene applicata ad essa la riforma dell’insegnamento superiore (legge Casati) promossa nel 1859 da Gabrio Casati. All’inizio del XX secolo la scuola matematica patavina si configura come una delle più importanti d’Europa.
L’Ateneo Patavino rimane strutturato in sole quattro facoltà, ognuna con un Presidente a capo: Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Verso la fine dell’Ottocento comunque l’Università di Padova inizia un lento periodo di espansione che porta alla creazione delle facoltà di Ingegneria (1876), Farmacia (1933) e Scienze politiche (1933).
Ogni tanto per le vie di Padova riecheggia un “dottore, dottore,dottore del buso del cul, vaffancul, vaffancul.” Niente di grave: semplicemente una neolaureanda, o un neolaureando, si stanno ricongiungendo con famiglia e amici. Ma non è finita qui: questi ultimi hanno sicuramente preparato un papiro di laurea, cioè una caricatura del neo “dottore” con una serie di rime che raccontano alcuni aneddoti. Ogni errore nella lettura si beve un sorso di un mix alcolico minuziosamente preparato.
Questa pratica, diffusa e amata dagli studenti, ha origine nel XVI secolo, quando le lauree avvengono con grandi cerimonie collettive coinvolgendo di tutta la cittadinanza. La famiglia e i conoscenti già allora affiggevano piccoli manifesti per annunciare il titolo di laurea e celebrare la carriera dello studente. Questi fogli sono, tuttavia, molto distanti dall’attuale idea di papiro: nessun disegno e nessun riferimento goliardico o satirico.
In questi giorni, fino all’8 Ottobre, passando per il Bo, si può approfittare dell’installazione interattiva Sound-scape. La fragilità del territorio raccontata dall’arte di Emmanuele Panzarini in una dedica ai milioni di alberi abbattuti dalla tempesta Vaia del 2018.
Sul pavimento del cortile nuovo, una fotografia aerea che raffigura la foresta semi-abbattuta crea uno spazio virtuale accessibile. Al suo interno, Panzarini ha distribuito con precisione geometrica delle casse di risonanza ricavate proprio dal legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia. Ecco la fondamentale interazione: i telefoni dei visitatori saranno le sorgenti sonore per queste casse.