Tremonti e il lavoro al tempo del colera

Tremonti e il lavoro, inteso come mercato, non vanno molto d’accordo: lui lo vorrebbe ancora più flessibile e sul modello Mirafiori/Pomigliano.

"Tremonti e il lavoro"Mentre l’Italia arranca, la disoccupazione giovanile è alle stelle e le donne sono impaurite dal fatto che si approvi la pensione a 65 anni anche per il privato, Tremonti sciorina la sua cura per il rilancio dell’economia e far ripartire la produzione industriale, finalmente.

Articolo 81 e pareggio di Bilancio

Qual’è la cura? Scure fiscale e tagli dei “privilegi” dei lavoratori. E poi mettere mano all’articolo 81 della costituzione:

Le camere approvano ogni anno i bilanci ed il rendiconto consuntivo presentati dal governo.

L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente quattro mesi. Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte

perché non funziona più. Occorre prima di tutto introdurre una norma che obblighi i governi ad ottenere il pareggio di bilancio, per limitare spese e sperperi. Chiaro che coi politici che ci ritroviamo si rischia che per far mangiare loro si taglino risorse agli italiani, solo per ottenere il “pareggio di bilancio”, ma insomma… su questo si può anche essere d’accordo col Super Ministro.

I contratti di lavoro e il diritto di flessibilità

Inoltre dare la possibilità ai datori di lavoro di licenziare, finalmente. Finalmente. E poi rendere sto benedetto mercato del lavoro, flessibile. Finché non si riesce a spezzarlo. Già Sacconi aveva recepito così le richieste della BCE che invitava a spezzare il dualismo sul mercato del lavoro. Sacconi ha quindi proposto un contratto che superi il vecchio principio erga omnes e introduca per esempio i contratti di “prossimità” sul modello Mirafiori Pomigliano. Flessibilità quindi, per Sacconi che però riceve le bacchettate del Ministro del Tesoro quando dice: “Sarebbe anche fondamentale evitare forme di abuso dei contratti a tempo determinato: finisce che sono tutti dei subprime, e forse questo non è giusto”. Inoltre occorrerebbe liberalizzare maggiormente le professioni e svendere un po’ di Stato.

Le rendite finanziarie

Poi Tremonti assicura che non verranno affatto decurtati gli stipendi pubblici. E infine Tremonti cavalca uno dei suoi grandi cavalli di battaglia: “Porre una tassazione sulle rendite finanziarie”. Anche se più che sulle rendite, la tassazione ci vorrebbe sulle transazioni finanziarie. Nessuno ha più il coraggio di proporla? Intanto ci si deve accontentare della promessa di veder aumentata la tassazione sui titoli dal 12,5% al 20%. La cosiddetta patrimoniale. E di veder ridotte le imposte di depositi bancari e postali dal dal 27% al 20%. Mentre non dovrebbero essere toccate le tassazioni sui titoli di stato. Ma non c’era bisogno di specificarlo coi tempi che corrono.

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