Senonoraquando era ieri riunita a Torino per un meeting al quale interveniva anche il Ministro Elsa Fornero in qualità di delegata alle Pari Opportunità.
Senza dubbio il motivo era dei più nobili: l’iniziativa di senonoraquando, noto movimento di difesa della donna, dei suoi diritti e della sua integrità sorto nel 2011 in risposta agli scandali delle arcorine, all’epoca difese a spada tratta dai berlusconiani, e oggi rinnegate apertamente. Alcune ne pagano il prezzo più di altre, come la Minetti.
Mai più complici è il nuovo slogan lanciato da senonoraquando per la campagna di sensibilizzazione sui femminicidi, omicidi che sono degenerazioni dell’abuso su una donna (violenza sulle donne e stalking).
(Qui potete trovare la petizione da firmare per chiedere ai governanti politiche e leggi che difendano maggiormente le donne vittime di violenza).
Alcune di queste politiche potrebbero essere facilmente applicabili senza neppure tanta fantasia: si tratta di ripristinare fondi destinati alle case rifugio e ai centri antiviolenza nel Paese. Potrebbero stornarli da scorte inutili destinate a uomini di potere.
Ratifica del trattato entro il 25 Novembre in Parlamento
Questo ha promesso la ministro Elsa Fornero alla platea di senonoraquando: la ratifica in tempi brevi del trattato di Istanbul contro la violenza sulle donne e la rapida approvazione del Parlamento. Attualmente il trattato, noto col nome di Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica aspetta di essere ufficialmente ratificato dall’organo politico italiano.
La convenzione di Istanbul creata a maggio 2011 rappresenta il trattato internazionale più moderno e importante in merito alla prevenzione sulla violenza contro le donne. Il trattato riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione.
La contestazione della Fornero
Non prevista è avvenuta una contestazione da parte di alcune lavoratrici torinesi della FIOM che ha alzato un cartello con su scritto “Una donna senza lavoro è una donna senza libertà”.
Vero che, per esempio, l’indipendenza economica è una delle molle che spingono molte donne a rimanere vicino al proprio partner anche dopo le violenze. Ma sembra un po’ una forzatura portare la protesta in quelle circostanze, per quanto giusta possa essere.