È dal 1997 che si tiene il Festival della Letteratura di Mantova, giustamente definito nel web con il sintetico dominio: www. festivaletteratura.it.
Allora i giornali scrivevano: “…. possibile che una piccola città riesca ad accogliere il gotha del romanzo internazionale, a evadere dai tradizionali circuiti di promozione culturale, ad avvalersi di un volontariato appassionato per mettere insieme scrittori e lettori di mezzo mondo in una delle più belle cornici del Rinascimento?”
Nel ‘ 97 gli eventi –incontri erano 105, l’anno scorso sono stati 234 e noi eravamo il secondo.
Il nostro, quello a cui vogliamo dare evidenza e visibilità con la collana Scrittrici Ritrovate, è un mondo di artiste, romanziere, giornaliste spinte dal loro desiderio di autonomia e consapevolezza, a uscire dai loro destini tradizionali, a cavallo tra 800 e 900, per affrontare il mondo. Uno straordinario percorso letterario per apprezzare la qualità e la modernità di questo universo di donne scrittrici che la famosa Antonia Arslan, ha definito, con una bellissima immagine: “la galassia sommersa”.
Immagini, luci, musica e voci per raccontare, con potenza, vite di donne, profili femminili, sentimenti e sensazioni di personaggi che risultano essere universali e oggi più che mai contemporanei.
Un originale “concerto letterario” per trasmette la straordinaria forza della parola scritta, della musica e del canto popolare. Così la consapevolezza del proprio valore individuale nasce e cresce anche grazie e attraverso la scrittura, per sé e per gli altri.
Ad oggi vantiamo sei pubblicazioni: grazie all’idea primigenia di Mara Borriero nostro “angelo” ispiratore, grazie alla cura sensibile e colta delle scelte della prof. Arslan, grazie al format del reading teatrale straordinariamente interpretato da Nicoletta Maragno, grazie al supporto della tipografia Biblos, grazie, alla fine e soprattutto, all’amicizia e alla condivisone di un gruppo di donne imprenditrici che con l’associazione Talenti di Donna hanno voluto testimoniare, investendo nella cultura, il loro impegno intellettuale .
Anche quest’anno, dunque, il 3 settembre, saremo al teatro Bibiena di Mantova per presentare: Il ventre di Napoli di MATILDE SERAO con l’oramai collaudato format di successo dello spettacolo e della teatralizzazione della scrittura . Per quel poco che di donna Matilde ancora si ricorda, scrive la professoressa Arslan,viene tratteggiata nelle antologie e dai “critici” come una verista minore, dichiaratamente tardo romantica. Napoletana verace, grossa e goffa, presenzialista e attivissima giornalista, fu direttrice di un quotidiano “Il giorno” da lei fondato nel 1904. Eccentrica e determinata, è un personaggio di sconcertante modernità dalla celebre e contagiosa risata. Da vera poligrafa, Matilde Serao, scrisse di tutto e malgrado studi accurati ad oggi non ci sono state opportune e selezionate ristampe della sua opera eclettica. Celebre in tutti i salotti, anche all’estero, aveva opinioni proprie e originali che sapeva esprimere come monologhi di poderosa intelligenza che spesso indirizzavano cultura, costume e politica del tempo. Sposata due volte, ebbe, a 48 anni, l’unica figlia Eleonora. Morirà al tavolo di lavoro, nel 1927, dopo essere stata candidata al premio Nobel che aveva vinto l’anno prima Grazia Deledda.
La forza della sua scrittura e lo sguardo impassibile, le descrizioni ad effetto, i personaggi corali, la lingua efficace e la penna veloce, questi i tratti essenziali di Matilde Serao delineati dalla prof .Arslan, che fanno de “Il ventre di Napoli” un capolavoro, un libro potente, nato come inchiesta giornalistica a seguito dell’epidemia di colera del 1884. Il libro ci conduce, tra pietas e indignazione, negli “abissi”umani , alla scoperta, dietro il bello e il pittoresco di Napoli, della miseria e della degradazione; prendendo spunto dalla famosa frase del ministro Depretis: “bisogna sventrare Napoli”, pronunciata dopo la visita di re Umberto ai quartieri poveri della città, la scrittrice tesse la trama di un indimenticabile romanzo che si fa corpo ferito e martoriato, corpo di donne o di bambini, fisionomia e ritratto, angosciante ma mai morboso, di una città come Napoli, ancora oggi attualissimo.