#Prestiti, rimborso più veloce per l'imprenditrice

Businessman holding a bunch of money.

 

 

Secondo i dati presentati dalle aziende italiane oggi la donna in carriera restituisce prima dell’uomo i prestiti per avviare attività commerciali. Ecco perché.

Quando una donna in carriera decide di aprire una nuova azienda o di dare il via a un’attività commerciale, una scelta che le si pone di fronte riguarda il decidere se vagliare le migliori suluzioni di prestito sul mercato, considerandone le spese annesse, o provare a cavarsela con le proprie forze. Poiché la seconda alternativa non è sempre praticabile, una volta stabilita la strada del prestito è importante operare la scelta giusta e assicurarsi di poter rendere la cifra richiesta (benché le ultime stime vedano le donne muoversi meglio degli uomini nel restituite gli importi ricevuti). Ecco che allora può essere importante rivolgersi agli esperti del settore in modo da avere una rata bassa.

Sembra che le donne in questo siano più attente degli uomini quando si tratta di fare economia e cercare le condizioni migliori per il prestito. Questo secondo quanto elaborato da Cribis D&B – società del Gruppo Crif – sulle imprese italiane: le imprese guidate dalle donne risultano infatti più sicure nel pagamento dei fornitori e nel rispetto delle varie scadenze, come quelle relative ai prestiti.

Il numero di donne che guidano le aziende sono sempre in aumento, e nello stesso tempo diminuiscono le percentuali delle imprese che non riescono a ripagare le banche o le finanziarie a cui hanno chiesto un prestito. Sono più del 50% quelle “rosa” che risultano in linea con i pagamenti agli istituti di credito, quando si scende sotto il 10% aumentano invece le insolvenze.

Le imprese italiane che presentano una rischiosità commerciale bassa sono pari al 43%, medio al 46%, alto all’11%, senza tenere conto delle diffenze di sesso dei top manager. I dati cambiano però se nei board ci sono le donne: la bassa rischiosità scende al 40% se queste rappresentano meno del 10% dei componenti, sfiora il 50% dove le quote rosa si attestano tra il 26 e il 50% e addirittura sale al 53% quando le donne sono la maggioranza (tra il 51 e il 75%). Il 35% delle aziende con queste ultime caratteristiche si trova nel commercio al dettaglio, seguito dai servizi commerciali e alla persona (26%) e dall’agricoltura (il 14%). Tutti settori caratterizzati da aziende piccole o piccolissime.

Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B, commenta così i dat: “Una conferma dell’analisi deriva anche dalla natura giuridica che mostra come,sempre considerando le aziende con presenza femminile maggiore del 50%, il 68% è rappresentato da ditte individuali. Non abbiamo elementi per dare una spiegazione strutturata sul perché le aziende con un board ad alto tasso femminile siano più affidabili, ma è innegabile che le realtà guidate da donne mostrano una maggiore attenzione a onorare gli impegni presi e una gestione più oculata dell’attività rispetto alle aziende guidate da uomini. – continua Preti – Questi elementi hanno probabilmente consentito alle imprese “rosa” di gestire meglio le difficoltà generate dalla crisi economica”.

Anche i dati di Confartigianato confermano quanto detto finora, infatti il numero delle lavoratrici indipendenti italiane (imprenditrici, lavoratrici autonome, libere professioniste) è diminuito del 6,7%, contro il 9,1% degli uomini. Mentre le donne a capo di imprese con dipendenti sono addirittura aumentate di quasi 29 mila unità, pari all’8% .
Preti ha infine concluso: “Si nota una distribuzione equilibrata tra imprese giovani (il 21% ha iniziato l’attività nel 2011 o dopo), imprese medie (il 42% tra il 2001 e il 2010) e aziende storiche. Unendo questo dato ai settori di appartenenza (commercio e servizi), dove il tasso di chiusura e apertura di nuove aziende è più elevato, c’è un’ulteriore conferma dell’affidabilità di quelle guidate da donne”.

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