Si può riformare il sistema politico senza essere bollati come antipolitici? Si può insomma cambiare le cose dal basso senza finire nel calderone indistinto dei grillini e senza essere seguaci del comico genovese?
Forse sì, almeno ci si può provare. Lo hanno fatto alcuni grandi personaggi dell’intelligenzia italiana coadiuvati dalle firme di cittadini comuni che si sono riuniti nel comitato “Nomos, il popolo che propone le leggi”.
Nomos ha creato già un’importante proposta di legge relativa al mercato del lavoro di cui potete leggere in questo post.
Cosa chiedono i firmatari in un quesito relativo alla riforma dei partiti?
Chiedono che i partiti, di fatto enti privati, siano disciplinati dalla legislazione e che i loro conti vengano sottoposti a rigidi controlli. Chiedono che nel rimborso elettorale vengano inserite solo spese effettivamente rendicontate. Si calcola che sia di circa 6 miliardi il rimborso elargito ai partiti dal 74 al 2012. A queste cifre vanno aggiunti:
- 1 miliardo di euro per i giornali di partito;
- 500 milioni per i portaborse:
- 1,5 miliardi ai gruppi parlmentari tra il 1994 e il 2010.
In tutto 9 miliardi di euro che sono serviti a scopi no meglio precisati (tolti quelli dei rimborsi elettorali effettivi che si aggirerebbe intorno ai 579 milioni di euro per politiche, europee e regionali e i dati sono quelli ufficiali dichiarati dai partiti dal 1993).
Di fatto oggi per legge i partiti non sono tenuti a dichiarare come spendono il denaro che poi infilano nella nota spesa “rimborso elettorale”. La soluzione è quindi quella di eliminare i partiti? E su cosa si reggerebbe poi il sistema democratico? Su movimenti popolari ai cui vertici vi siano personaggi non meglio identificati?
Con questa iniziativa popolare si vuole dare una risposta che sia popolare, senza essere demagocica, che sia politica e non populista, democratica e non dispotica. Tutto ciò per combattere il familismo nei partiti e i conflitti di interesse assoggettando il controllo delle casse dei partiti alla Corte dei Conti.