Non è ancora passato un giorno dalle ultime indisscrezioni sulle riforme delle pensioni che già ne arrivano altre che vedono le pensioni per le donne una meta sempre più lontana.
Non si parla già più di età pensionabile a 65 anni, ma si pospone al 2031 la data per far giungere l’eta limite a 68 anni. La CGIL per bocca della portavoce Vera Lamonica ha fatto già sapere che l’organizzazione sindacale è contraria ad un ulteriore incremento dell’età previdenziale per le donne. Dice Lamonica:
Continuano a rincorrersi le indiscrezioni su una nuova manovra del governo. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi fa appello alle parti sociali per un avviso comune sulle pensioni scrive in una nota Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil -. Le norme già varate dal Parlamento hanno intanto già peggiorato pesantemente la situazione delle donne e peggioreranno progressivamente la situazione di tutti…In particolare per le donne, sia dei settori pubblici, sia ora di quelli privati, si profila un netto innalzamento dell’età previdenziale. Fatta la somma di tutti gli interventi finora approvati (finestra mobile, legame automatico del pensionamento con l’aspettativa di vita), le lavoratrici dipendenti, nell’arco dei prossimi dieci anni, andranno in pensione dopo i 65 anni. Le lavoratrici dipendenti raggiungeranno 65 anni e 6 mesi nel 2022, mentre nel 2031 andranno in pensione a 68 anni e 2 mesi
Certo sarebbe un’ulteriore brutta batosta per le lavoratrici. Forse al governo si sono fregati le mani quando hanno saputo che dalla nuova riforma pensioni potranno guadagnare nel 2014 ben 4 miliardi di euro. Siamo praticamente certe che comunque neppure un euro verrà speso in politiche per la facilitazione dell’entrata delle donne nel mondo del lavoro o per agevolarne la permanenza.
Nel frattempo leggiamo con un po’ di stupore l’intervista del Corrieredellasera a Sheila Patel, co-chief executive officer di Goldman Sachs, che dichiara sia che le quote sono utili fino ad un certo punto (e forse non conosce bene la situazione italiana quando dice questo), sia che le donne generalmente, rispetto agli uomini, esitano a lasciare il posto di lavoro e l’azienda perché molto fedeli e tendono a far coincidere vita professionale e vita privata (e di nuovo qui forse la Patel non conosce bene la situazione italiana).
Anche le donne devono andare a 65 anni , se non piu’ tardi vista le prospettive di vita superiore di ben 7-8 anni nei confronti degli uomini.
E lasciate in pace coloro che hanno i 40 di contributi ,perche’ questi ultimi sono quelli che rischiano di lavorare ancora per altri 5-6 anni pur di non toccare le donne e poi ,che senso ha che le future donne dovranno si , lavorare sino a 65-68 anni .E poi voi donne non dite sempre di avere piu’ forza , coraggio e cogli…. piu’ degli uomini???
mario