Ottenere un #prestito è difficile per una #donnaitaliana

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La ricerca di Red Sintesi effettuata per La Repubblica mette in luce quelle che sono le difficoltà delle donne a ottenere un prestito ed accumulare ricchezza.

di Bruno Grande

Come sta l’Italia per quanto riguarda la parità dei diritti fra uomini e donne? La risposta ce la dà una ricerca effettuata da Red Sintesi in base ai dati di Banca d’Italia. Purtroppo il genere femminile risulta ancora più “economicamente fragile” e guadagna meno rispetto al genere maschile. Ottenere un prestito poi è molto più difficile per le donne anche se le lavoratrici possono informarsi su come richiedere la cessione del quinto dello stipendio che è uno dei tipi di finanziamento più accessibili e sicuri.

Secondo i dati elaborati da Red Sintesi per La Repubblica, comunque, il panorama italiano vede ancora un gap importante fra diritti della donna e diritti dell’uomo e ovviamente il divario più evidente è quello della busta paga mensile. In particolare la ricerca si basa sulle donne capofamiglia under 65 e sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012. Quello che emerge è che c’è ancora molta distanza fra la ricchezza media di un uomo e quella di una donna.

Basta vedere quelli che sono gli indici di ricchezza di una donna capofamiglia e metterli a confronto con un uomo. Le mamme italiane contano una media netta (fra immobili, attività reali e finanziarie) di 105 mila euro, ovvero circa 40 mila euro in meno rispetto ad un uomo. La crisi economica poi ha affossato i patrimoni femminili facendoli scendere del 21%, mentre gli uomini hanno perso “solo” l’8,5%. In totale le donne possiedono solo il 28% della ricchezza, mentre gli uomini il 72%.

Entrando nel dettaglio della ricerca si nota come il reddito annuo di una donna capofamiglia arrivi solo a 27.700 euro in media contro i circa 33 mila degli uomini. Di conseguenza la propensione al consumo delle donne risulta più alta: l’84% contro l’81% dei maschi. Dal 2008 (anno di inizio della crisi economica) i consumi sono ovviamente aumentati per entrambe le categorie e rispettivamente del 14 e 13%.

Ma veniamo agli stipendi e ai prestiti. Ovviamente la prima fonte di ricchezza per un capofamiglia è il reddito da lavoro dipendente ma le donne guadagnano solo 1.200 euro al mese, ben 400 euro in meno dei colleghi maschi. Le donne poi superano i maschi per quanto concerne assegni alimentari e regali, che costituiscono il 10% del reddito da “pensioni e trasferimenti”: il saldo femminile è positivo per quasi 450 euro, mentre è negativo per i maschi.

Passando ai prestiti poi è nettamente più complicata la posizione contrattuale delle donne che ovviamente avendo meno ricchezza risultano soggetti più a rischio rispetto agli uomini. Questo quindi comporta una maggiore difficoltà a investire, ad acquistare una casa o a fare impresa.

“Quello che emerge dall’analisi dei dati di Banca d’Italia è la fragilità economica delle donne che fanno meno acquisti di beni durevoli e soprattutto in caso di necessità non chiedono soldi in banca ma a familiari e amici” spiegano gli esperti di Red Sintesi. “Sono gli uomini che acquistano più auto e mobili, mentre le donne tendono a rimandare a tempi migliori acquisti così impegnativi. Non solo, anche carte di credito e conti online sono più appannaggio dei capofamiglia maschi”.

Le donne faticano anche ad accendere mutui e solo il 60% delle famiglie guidate da donne possiede la casa in cui vive (contro il 65% dei maschi) e sono meno (14%, contro il 18 dei maschi) quelle che si indebitano per l’acquisto. “Si tratta di appartamenti di dimensioni più piccole rispetto a quelle degli uomini, per nuclei familiari più ristretti: nella maggior parte dei casi non hanno più di tre componenti. Anche questo, insieme al ricorso al credito per canali informali, è il sintomo di una maggiore instabilità economica delle donne, che optano per scelte di acquisto più caute e meno onerose”.

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