Oscar 2010: vince una donna, Kathryn Bigelow

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Con due spalle da nuotatrice e un’altezza da giocatrice di basket, Kathryn Bigelow ha riempito la scena del Kodak Theatre: prima donna in ottantadue anni ad aggiudicarsi la statuetta per la miglior regia. (Paolo Mereghetti, Corrieredellasera.it)

Ha umiliato la pellicola dell’ex-marito, “Avatar” di James Cameron, kolossal campione d’incassi in 3D, vincendo non solo l’Oscar per la Miglior Regia, prima donna nella storia del premio, ma anche quello per il Miglior Film, per la Migliore sceneggiatura originale, Miglior montaggio, Miglior suono e Miglior montaggio del suono.

Kathryn Bigelow, classe 1951, ha vinto con il suo ottavo lungometraggio dopo quasi trent’anni di carriera: The Hurt Locker (locuzione gergale che indica la cassetta dentro cui tornano in patria gli oggetti personali dei soldati morti all’estero), già presentato alla mostra del cinema di Venezia nel 2008 e uscito in sordina in Italia, ha costruito il proprio riscatto in un momento in cui la guerra in Iraq è un tema quasi tabù per Hollywood. Il film racconta la storia di una squadra di artificieri impegnata in Iraq e, in particolare, la dipendenza di uno di loro dalla scarica di adrenalina che gli trasmette disinnescare gli ordigni preparati dalla guerriglia irachena.

«È il giorno più bello della mia vita» ha detto Kathryn Bigelow, la quale non si è dimenticata di dedicare il suo trionfo «a tutti gli uomini e le donne che portano un’uniforme in ogni parte del mondo. E non soltanto i soldati, ma anche i vigili del fuoco, che sono sempre pronti per noi quando serve».

Di rilievo nei suoi film le qualità della messa in scena, come l’uso di soggettive mozzafiato o di spericolati piani sequenza, oltre a una sensibilità tutta femminile nel mettere in scena le implicazioni perturbanti della violenza, qualità queste che, unite a un montaggio davvero magistrale, fanno la forza di The Hurt Locker. Dall’unica regista donna che fa film da uomini, come più volte è stata definita dalla critica cinematografica, ci si aspetta sempre qualcosa di folgorante per gli occhi e per il cuore. E anche con questo film accontenta il suo pubblico.

Kathryn Bigelow rappresenta un caso unico nella storia del cinema “al femminile”. Inizia come pittrice, continua da regista, attrice e sceneggiatrice d’avanguardia per diventare un’artista a tutti gli effetti. Bella e intelligente, coraggiosa e temeraria, amata e odiata, ha le doti perfette per trasformarsi in un fenomeno di culto. Kathryn Bigelow è l’artefice di un cinema frammentato, veloce e spezzato nel ritmo, ma lento e complesso nell’approfondimento di temi controversi, dalle implicazioni sessuali ai danni della guerra, argomenti sviscerati con un’innata sensibilità.

Quale miglior modo per festeggiare quest’8 marzo?

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