Le professioniste dicono no all’obbligo dei POS per carte di credito

POS

Il Governo vuole introdurre l’obbligo per i professionisti di disporre il POS per i pagamenti con carta di credito nei propri uffici, ma la protesta non tarda ad arrivare.

Per effettuare pagamenti, sia in grandi realtà commerciali che nelle piccole attività, è ormai sempre più diffuso l’utilizzo del Pos, motivato dalla praticità e dalla sicurezza delle carte di credito. Queste sono infatti sempre più diffuse anche grazie alla possibilità di mettere American Express e i suoi prodotti a confronto con quelli MasterCard o Visa e di scegliere tra questi i più convenienti e facili da usare.

L’obbligo di dotarsi di un dispositivo POS è stato sancito dal Decreto Sviluppo Bis, approvato nel 2012, ed è volto a consentire ai clienti di poter pagare con le carte ogni volta ne facciano richiesta, al fine di incrementare le transazioni digitali.

La proposta è volta principalmente ad agevolare i cittadini che, attraverso l’uso assiduo di carte di credito, potrebbero favorire un miglioramento nel controllo delle evasioni fiscali e cavalcare un trend in costante crescita che è quello dei pagamenti con denaro elettronico.

Il mondo dell’imprenditoria femminile, e quello delle libere professioni tutto, però, teme l’attuazione di un tale provvedimento poiché sono troppi i punti a sfavore per queste categorie.

In un momento in cui l’imprenditoria rosa continua ad aumentare aiutando il Pil italiano nella sua lenta crescita (si stima una crescita delle sole imprese femminili dello 0,34%), sarebbe un duro colpo in quanto la manovra favorirebbe economicamente gli istituti bancari e non cittadini e professionisti.

Il provvedimento infatti, entrerebbe in vigore dal 1 gennaio 2014 e prevede l’installazione dei dispositivi POS negli uffici, ovvero dei Point of Sale, macchinette che possiamo trovare anche nei negozi, che servono per effettuare le transazioni di pagamento con le carte di credito, agendo direttamente tramite la banca di riferimento.

A detta dei professionisti, però, «L’installazione di un Pos costa in media un centinaio di euro, poi occorre pagare alla banca un canone mensile di circa 30 euro a cui si deve aggiungere una commissione che oscilla tra l’1 e il 3% per ogni pagamento eseguito con questo sistema», commenta il presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Torino, Remo Vaudano che,  calcolatrice alla mano, stima a 60 milioni di euro l’anno la spesa che tutti gli ingegneri affronterebbero per pagare questo servizio alle banche.

Per le singole categorie di professionisti, invece, la spesa per l’installazione ammonterebbe a circa 345 milioni di euro all’anno (con una commissione media del 2%) per un totale di 700 milioni che finirebbero alle banche.

Se il dato si riporta al totale dei professionisti italiani, fa sapere la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro,i 2 milioni e 300 mila iscritti agli albi e agli ordini e oltre 5 mila imprese professionali nel territorio, verserebbero alle banche qualcosa come 2 miliardi di euro all’anno.

Inoltre, come fa sapere Vaudano, «Negli studi di ingegneria, la ricorrenza che un cliente ricorra al POS è irrisoria. La maggior parte dei nostri clienti, infatti, è costituita da aziende ed enti pubblici e in ogni caso i pagamenti sarebbero limitati a mille euro. Non capiamo quindi quale sia l’utilità del POS per i cittadini, visto che verrebbe utilizzato solo per una parcella l’anno al di sotto dei mille euro», osservazione che quasi sembra rispondere ad una nota inviata dal Consiglio nazionale degli Architetti a Flavio Zanonato, il ministro dello Sviluppo economico dove si legge che «Le carte di debito hanno dei limiti di pagamento (c.d. massimali), sia giornaliero che mensile. Ne deriva che per l’attività professionale degli Architetti […] la previsione di utilizzo di carte di debito mediante POS è sostanzialmente inutilizzabile».

E gli svantaggi non si fermano qui: pare infatti che il POS possa essere utilizzato solo per pagamenti inferiori a 1000 euro e solo con carte bancomat, escludendo di fatto tutti i pagamenti più alti e con tutte le altre carte di credito, per cui sembra che questo strumento sia più adatto a profili professionali di alto fatturato.

Come ha commentato Beppe Scienza, professore di matematica finanziaria all’Università degli Studi di Torino, «Sostenere che l’obbligo di dotarsi del POS serva a ridurre l’evasione fiscale è una frottola. Avere il POS non impedirebbe certo a un professionista o artigiano di farsi pagare in nero. Gli imporrebbe solo ulteriori costi, per l’apparecchiatura stessa e per le commissioni. Insomma, si tratta dell’ennesimo regalo alle banche».

Regalo alle banche che sembra – ovviamente – superfluo.

Le imprese femminili e tutti gli ordini professionali, chiedono allora che questo diventi facoltativo e che i clienti siano lasciati liberi di pagare come preferiscono.

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