La Barchessa Giustinian Morosini a Mirano, a pochi chilometri da Venezia, ospita dal 12 al 27 giugno una manifestazione in cui l’arte contemporanea si fonde con diverse esperienze, dando luogo ad una contaminazione tra le arti, dalla pittura all’installazione, da video alla musica, dalla chirurgia estetica al cibo.
Curatrice della mostra è la veneziana Lucia Majer, critico d’arte. Ha curato prestigiose mostre e monografie d’arte contemporanea di artisti italiani, in particolare delle ultime generazioni. Ha organizzato Congressi e Simposi e molteplici rassegne espositive, collabora e seleziona artisti per istituzioni pubbliche e gallerie d’arte. Svolge attività di formazione e corsi di aggiornamento per conto di enti formativi, associazioni e scuole.
I tre artisti italiani Stefano Boato, Enrico Bonetto e Luca De Lorenzo Poz, esprimono un messaggio fortemente incisivo sul binomio arte e società contemporanea, con questa mostra dal titolo emblematico: “La leggerezza della ragione”. Pur sviluppando la loro ricerca in ambiti diversi, i tre artisti hanno trovato in un loro lavoro comune, un modo per contaminare le singole esperienze, proponendole sotto una nuova veste. Ciò che un tempo formava l’opera d’arte viene depotenziato, destrutturato e addirittura sovvertito. I quadri sono tagliati, smontati e riassemblati con l’impiego delle sostanze e delle modalità più varie. La materia è protagonista indiscussa, dotata di un’immediata attitudine all’espressione, permeata esclusivamente dall’intento dell’autore.
Stefano Boato conduce la sua ricerca artistica su due binari paralleli, che partono dall’osservazione e dagli stimoli del mondo reale per approdare a due differenti, ma complementari ambiti di ricerca: lo sviluppo e la rielaborazione della forma, da un lato, lo studio della rappresentazione dello spazio dall’altro. Se nel primo caso è evidente la volontà citazionista che riprende ironicamente i messaggi e in genere lo stile della pop art, nell’ambito invece della ricerca spaziale la sua arte tende a liberarsi da ogni elemento descrittivo ponendo in primo piano tessiture e geometrie di linee e colori che suggeriscono in direzione spazialista originali ed inedite modalità percettive.
Enrico Bonetto si esprime attraverso uno stile eclettico che rielabora le istanze di modernità delle avanguardie dimostrando un’istintiva propensione verso la materia: le accumulazioni di oggetti di uso quotidiano, come anche gli assemblaggi realizzati attraverso vecchi oggetti recuperati trasmettono un messaggio ironico e diventano luogo di prove percettive. I rituali e l’iconografia della civiltà dei consumi passano attraverso l’interpretazione dell’artista, che ne effettua la scomposizione con esiti di ironica e spiazzante paradossalità.
Luca De Lorenzo Poz, fotografo, presenta una galleria di visioni che si avvalgono di tutta la potenza espressiva del bianco e nero. La sua opera creativa si concentra sul paesaggio, ma più in generale è la realtà quotidiana a costituire il nucleo dei suoi “racconti”: frammenti rubati al tempo, scatti estemporanei che la luce fissa in attimi di sospensione, catturando sguardi e forme ma nello stesso tempo mantenendo inalterato anche tutto il senso della vita che in essi si nasconde.
Molti gli eventi collaterali e gli incontri aperti al pubblico organizzati per favorire lo scambio con le altre realtà artistiche e culturali del territorio, tra questi: la presentazione del libro a cura della Fondazione Marisa Bellisario, due serate di musica dal vivo in collaborazione con Veneto Jazz, un incontro con la bellezza e la cosmesi femminile curato dalla dott.ssa Patrizia Palomba, i laboratori con le scuole e per finire gli incontri enogastronomici curati dall’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.