La Cina di Alice Rossetto

Appassionata alle lingue da sempre, fin da piccola èstata inserita in contesti internazionali (grazie ai suoi genitori imprenditori nell’ospitalità e ristorazione), e questo l’ha portata ad essere curiosa nei confronti di usi e costumi differenti. Dopo il liceo linguistico, quindi, si è laureata in Lingue a Ca’ Foscari (Venezia) scegliendo il cinese. Incoraggiata dai suoi genitori, durante l’Università haviaggiato in Irlanda e Inghilterra, arrivando poi a fare unalunga esperienza di scambio universitario nel nord dellaCina. A Dalian, ha imparato a conoscere questo Paese ead innamorarsene, pur nella mancanza di comodità dellavita di tutti i giorni, entrando in contatto con le personedel luogo, esplorando i dintorni e provando anche nuovecucine, insomma, conoscendone sempre meglio la cultura. Oggi vive a Shangai da cinque anni e mezzo: qui,dopo molte esperienze in vari settori economici, ha recentemente avviato una sua azienda che si occupa diagevolare l’incontro economico e turistico tra italiani e cinesi.

Come è stato il tuo primo impatto con la Cina?

Dalian è una città di mare (6 milioni di abitanti), nella Provincia del Liaoning. Il fatto che ci fosse l’acqua per me èstato importantissimo: sono nata a Jesolo, quindi vicinoall’acqua, e le passeggiate sul lungomare mi hanno aiu-tata a vivere meglio anche la lontananza da casa. Cisono rimasta quattro mesi e condividevo la stanza incollegio – anche se ci stavo il meno possibile – con unaragazza, Erica, che ora è diventata mia collega di lavoroe con la quale sono riuscita a crescere anche professionalmente. Ho molti ricordi e anche le situazioni che miparevano difficili allora, le vedo con occhi diversi. I primidue mesi ho patito un po’ la fame: ci ho provato, ma èstata molto dura. Non sono amante della cucina del nord…

Le diverse regioni hanno gusti differenti anche per quanto riguarda le specialità gastronomiche: grasso e salatoal nord, agrodolce e dolce al centro, un mix di dolce esalato al sud, mentre andando verso ovest si incontranogusti molto piccanti e speziati.

Che diversità caratterizzano questo grande Paese perquella che è stata la tua esperienza?

La Cina viene definita un continente più che una nazione, in quanto è molto diversificata al suo interno, sia daun punto di vista paesaggistico che sociale. Anche se il96% della popolazione appartiene al gruppo etnico Han,ci sono altre 57 etnie riconosciute dal governo cineseche rendono il Paese molto ricco di persone, luoghi, colori, cibi e tradizioni diverse. La cosa bella della Cina èquella di avventurarsi: certo, magari partendo dalle cittàprincipali, che sono molto urbanizzate e sviluppate, dovegià si trovano etnie di ogni genere e si possono fareesperienze molto affascinanti. Come per la cucina, esistono diversità caratteriali a seconda delle aree in cui ci si trova: al nord le personesono un po’ più fredde, forse anche per le temperaturemolto rigide, mentre al sud c’è più calore. Mano a manoche ci si avvicina all’oceano, aumenta il contatto con lanatura e le temperature sono più miti: tutti aspetti che cirendono un po’ più morbidi nell’affrontare la vita.

Come vivono le donne in Cina?

Direi con orgoglio che un po’ alla volta molte più donnesi stanno inserendo – e molto bene – nella società e gliuomini, pur con diffidenza, si stanno abituando. Sta crescendo un nutrito gruppo di imprenditrici: alcune hannoavuto problemi familiari e si sono dovute reinventare, maci sono anche donne molto giovani ed altre che – come in Italia – si dedicano alla famiglia e al lavoro con grandi difficoltà. I nonni qui hanno un ruolo molto importante,ancora più che in Italia: spesso infatti i bambini vivonocon loro e vedono le mamme nei fine settimana. Nella periferia invece le donne si dedicano prevalentemente alla famiglia e ai lavori manuali. La società cinese è sempre stata molto maschilista, maanche dal punto di vista politico la donna piano piano sista inserendo. La moglie del nuovo Presidente Xi Jinping, ad esempio,è molto più presente (la si vede anche in pubblico) rispetto alle precedenti.

Cosa consigli a chi si vuole avvicinare a questo Paese?

Le opportunità sono moltissime, ma non si dia per scontato che sia il nuovo Eldorado. Consiglio di partire sem-pre preparati, cercando il più possibile di fare chiarezza,soprattutto su quali sono i settori di maggiore interesse, ma soprattutto di sforzarsi anche di capire se alla Cina siè disposti ad aprirsi e ad accettare di farsi plasmare daquesta terra splendida e ricca di sfaccettature. Dico sempre che laddove non mi dovessi sentire più arricchita, allora capirò che è ora di tornare a casa.

Per un imprenditore che volesse internazionalizzare in Cina?

Consiglio di non perdere mai il contatto con la realtà incui si è deciso di riposizionarsi: occorre riadattare la propria mentalità al contesto in cui ci si vuole inserire, anchesolo comprendendo l’importanza della comunicazione,della traduzione, per evitare le gaffe e avvicinare i duepaesi che sono molto diversi, ma anche molto affini. Es-sere pronti a internazionalizzarsi significa essere determi-nati ma con umiltà, essere sempre consapevoli di dovesi parte e dove si vuole arrivare però con estremo rispetto, che poi è un elemento universale.Io non mi sono mai trovata in una situazione difficilissimada gestire dove c’era un sorriso, la voglia di risolvere lacosa insieme e dove non c’erano pregiudizi. Se parti con il piede giusto, hai sicuramente modo di crescere. Occore anche tener presente che le difficoltà sono comunque tante: anche in Cina si trovano persone buonee meno buone, arroganti e meno arroganti, ma se tendenzialmente una persona è onesta e fa le cose correttamente, si circonderà di persone oneste e corrette… alla fine ogni mondo è paese.

Tu ti occupi di agevolare l’incontro tra l’Italia e la Cina,da che punti di vista?

Principalmente in due settori: per le aziende e in ambitoturistico. Un anno fa con Erica, la ragazza con cui hofatto il mio primo viaggio, abbiamo creato un’aziendache fa consulenza alle imprese che vogliono avviare unprogetto di business in Cina: le aiutiamo a capire se c’è mercato, qual è il modo migliore per comunicare il proprio prodotto al mercato cinese, permettiamo loro di es-sere presenti qui costantemente così da garantire unpercorso a medio-lungo termine. E’ fondamentale capireche è una cultura diversa e ci vuole molto tempo per riuscire ad integrare l’esperienza maturata in tanti anni inItalia e poterla far fruttare anche in Cina. Ho avuto la fortuna di poter lavorare in diversi settori e quindi di esplorare ambiti diversi e conoscere molte persone. Erica lavorava in una delle camere di commercio italiane qui in Cina e percepiva questa mancanza di continuità da parte degli imprenditori, quindi abbiamo deciso di affiancarli per garantire una migliore riuscita dei progetti di internazionalizzazione. Per quanto riguarda il turismo, dato che la Cina è ormai una seconda oltre che una seconda casa, sto creando una rete di operatori che creda nell’organizzazione di viaggi dall’Italia alla Cina e soprattutto dalla Cina in Italia, visto che i cinesi hanno cominciato a viaggiare. Ho fiducia nella rete e nell’offerta dipacchetti ad hoc: non è semplice, ma è anche vero chesia a livello aziendale che turistico, l’entusiasmo è un buon modo per creare relazioni.”

Quali sono le province che hai visitato che ti sono piaciute di più?

Sicuramente quelle di Yunnan e di Sichuan, entrambe asud ovest della Cina: qui ho sentito calore, semplicità ericevuto tantissimi sorrisi. Mi hanno permesso di ricordare quanto è bello vedere che molte tradizioni sono ancora vive e che la Cina non è solo quella delle metropoli. La città snatura le persone e le generazioni nuove colgono solo il moderno affascinate dall’occidentalizzazione edalla tecnologia, perdendo un po’ il contatto con le lororadici e tradizioni.Anche se forse non vivrei lontano dalla metropoli, un po’ mi spaventa questa modernità che ci sta rendendo inesorabilmente tutti uguali.”

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