Giornata della Memoria: Adele Zara, Giusta tra le Nazioni

 

 

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Nel Giardino dei Giusti tra le Nazioni a Gerusalemme, dedicato a coloro che salvarono cittadini ebrei dalle persecuzioni, tra nomi più o meno illustri e conosciuti, si trova anche quello di una donna: Adele Zara.

Questa donna minuscola, ma grande capostipite di casa Zara, durante le persecuzioni del 1943-45 accolse la famiglia ebraica Levi, in fuga da Trieste a Oriago di Mira (sulla Riviera del Brenta, nel veneziano), e aveva offerto loro un nascondiglio, pur consapevole dei rischi che correva, fino all’arrivo delle truppe alleate il 29 aprile 1945. L’onorificenza le è stata conferita nel 1996.

LibroNel 1943, Adele Zara aveva sessantun anni, era vedova da tre e con la sua forza di spirito guidava la sua intera famiglia: sette figli e nuore e nipoti, in totale diciassette persone, che abitavano quasi tutte con lei a Palazzo Zara, una grande vecchia casa senza riscaldamento e con un unico bagno sulla riva del naviglio Brenta. Oggi questa coraggiosa donna vive in un libro appena uscito: “Adele Zara Giusta tra le Nazioni” (ed. Cleup). In queste pagine, è raccontata la “salvazione” dei Levi appunto: il padre Carlo, la madre Elisa Loly e la figlia Fulvia.

Adele Zara era forse l’unica donna in paese che fumava il sigaro. Con le nipoti di Adele, la piccola Fulvia – allora tredicenne – intrecciò una vera amicizia, così da trascorrere il tempo senza pensare a quello che accadeva fuori della mura di casa. “Per quasi due anni fummo assistiti, protetti e curati (la signora Adele era anche infermiera). Per tre volte tentammo anche di passare in Svizzera, ma senza riuscirci. Troppi i controlli, frequenti le retate, nessun appoggio. La vita a Oriago trascorreva fra paure, allarmi, bombardamenti e frequenti visite dei tedeschi, che venivano a rifocillarsi, ma anche di partigiani che si informavano su di noi, con la scusa di venire ad acquistare le sigarette nella tabaccheria degli Zara.
Uscivamo pochissimo. Il parroco – quando poteva – mi dava qualche lezione di latino.
Ad un certo momento, mi ammalai gravemente e fui ricoverata all’ospedale di Dolo, sotto il falso nome di Fulvia Zara. In questa circostanza, la famiglia Zara ci stette ancora più vicina. La signora Adele si prese cura di me, mi tenne al caldo, mi procurò le medicine, mi fece da infermiera. Superai così la malattia. Nel marzo del 1944 dovemmo fuggire veramente: la nostra presenza non era più un mistero e i partigiani ci avvisarono. Fummo aiutati a mettere le poche cose che avevamo nella borsa e, dopo un furioso bombardamento, lasciammo Oriago e quella casa che era stata il nostro rifugio. Da allora dovemmo spostarci quasi in continuazione, ma non perdemmo mai i contatti con i nostri protettori. Il 20 luglio del 1944 tornammo ancora una volta a Oriago. La famiglia Zara ci accolse con grande affetto, come fossimo parenti. Ricordo ancora il caldo abbraccio della signora Adele e le lacrime che versammo. Tutta quella grande famiglia si premurò di procurarci medicinali, cibo, assistenza e denaro di cui eravamo sprovvisti.”

“Finalmente – conclude Fulvia Levi – il 28 aprile fummo liberati dai neozelandesi e dagli americani. Un giorno che non dimenticherò mai: due soldati ebrei vollero conoscerci, ci portarono cioccolata e sigarette. Non mi rendevo conto che la guerra era veramente finita e che avrei finalmente potuto frequentare la scuola, cantare, ballare, come le ragazze della mia età. Ma soprattutto parlare a voce alta, dopo i silenzi dei mesi passati. Avevamo evitato i campi di sterminio. Il mio infinito grazie, anche a nome dei miei genitori, va ai miei salvatori, in particolar modo alla famiglia Zara di Oriago”.

Oltre che coraggiosa, Adele fu una donna di grande generosità, che si dedicò sempre, anche dopo il 1945, a chi era in difficoltà per ragioni economiche o di salute.

Adele Zara morì nel 1969 a 77 anni. Una targa in pietra d’Istria, riportata in uno storico edicio lungo la Riviera del Brenta, a Oriago di Mira, testimonia questi fatti e la perenne riconoscenza della famiglia Levi nei confronti di Adele e della sua famiglia.

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