Frida Kalho è una donna che riempirebbe d’orgoglio qualunque rappresentante del sesso femminile nel mondo.
La sua storia affascina, intenerisce e stupisce. Nata nel 1907 alla soglia della rivoluzione messicana fu da sempre una grande sostenitrice del popolo, vicina ad esso, alle sue tradizioni, alle sue origini precolombiane e questo nonostante fosse figlia di un immigrato tedesco.
Nata con la malformazione della spina bifida che i genitori scambiarono per poliomelite, a soli 17 anni subì un grave incidente che la costrinse a letto col busto ingessato per molto tempo. Fu in quel periodo che si dedicò all’arte.
Eravamo saliti da poco sull’autobus quando ci fu lo scontro. Prima avevamo preso un altro autobus, solo che io avevo perso un ombrellino. Scendemmo a cercarlo e fu così che salimmo su quell’autobus che mi rovinò. L’incidente avvenne su un angolo, di fronte al mercato di San Juan, esattamente di fronte. Il tram procedeva con lentezza, ma il nostro autista era un ragazzo giovane, molto nervoso. Il tram, nella curva, trascinò l’autobus contro il muro.
Il padre, assecondando i suoi desideri, le costruì un letto a baldacchino che le consentiva di dipingere. Una volta levato il gesso, riuscì, con molte difficoltà, a tornare a camminare. I dolori del suo corpo magro, mingherlino e peloso non l’abbandoneranno più, per il resto della sua esistenza.
Immediatamente dopo essersi rimessa, almeno parzialmente, porterà i suo quadri a Diego Rivera che stava diventando allora una gloria nazionale. Il pittore e muralista messicano rimarrà profondamente affascinato dalla donna, dalla sua tenacia e dal suo fervore artistico e umano. Oltre naturalmente che dalla sua opera che Rivera giudica moderna e folgorante. I due si sposano il 21 agosto 1929. Frida era entrata da poco a far parte della vita politica e culturale messicana aderendo al partito comunista. I due avevano 20 anni di differenza.
Andrà a vivere assieme a Diego in un’abitazione particolare, formata da due case collegate da un ponte per avere ciascuno i propri spazi artistici. Nel 1939 il loro matrimonio va in crisi poiché Diego la tradirà con la sorella Cristina Kalho. Divorziano ma si ricongiungono l’anno successivo quando Rivera torna dalla pittrice dichiarandole di nuovo il suo amore. Lei lo accetta ma non senza qualche riserva. Parte di questa storia è raccontata da Frida stessa nei suoi diari.
In seguito anche Frida darà spazio a numerosi tradimenti e avrà molti amanti, sia maschili che femminili, come Lev Trotsky e André Breton. Qualche anno prima di morire le viene amputata una gamba in evidente stato di cancrena. Sul letto prima di andarsene per sempre, al termine di una vita di disavventure e sofferenze, ma vissuta con coraggio, pronuncia alcune parole che dimostrano ancora una volta la sua grandezza, il suo spirito granitico e la sua grande sagacia: “Attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più.”
Nel corso della sua vita il suo stile di pittura si perfezionò sempre di più: la permanenza sul letto a baldacchino con specchio annesso le permise di sperimentare l’autoritratto che rimarrà centrale nella sua poetica. Uno stile naif e dai toni e richiami alle culture precolombiane furono usate e assorbite dalla pittrice per raccontare la sua psiche, il suo mondo interiore, esplorando palmo a palmo quella sua fertile pianura creativa. I quadri pre-simbolisti sono arricchiti da una dose non insignificante di verve e ironia.
Dal 1938 si intensifica la sua attività pittorica e nasce quella che Breton chiamerà una surrealista che si è fatta da sé. Il critico d’arte francese ideatore della corrente surrealista sarà talmente stregato dalle sue opere da esporle a Parigi in una personale. Nelle opere di questa seconda fase Frida dipingerà un suo alter ego bambino, simbolo anche del suo rammarico di non avere figli. In questi dipinti compariranno tracce del suo erotismo represso e della sua bisessualità con figure ibride maschio femmina. Lei stessa non disdegna di dipingersi con peluria in faccia e con il classico mono-sopracciglio che portava con orgoglio, simbolo delle sue origini sudamericane. Le caratteristiche concettuali del suo modus pingendi esulano e si diversificano da quelli del surrealismo classico. La sua creatività e la sua immaginazione non erano un modo per uscire dalla logica e immergersi nel subconscio, ma piuttosto il risultato della sua analisi interiore e il tentativo di esprimerla accettando sofferenze e dolori mediante simboli. Ù
Esistono numerose opere che raccontano la sua vita:
- il libro Viva la Vida, 2010 edito da Feltrinelli di Cacucci Pino
- il libro Frida del 2010 edito da Baldini Castoldi e Dalai di Herrera Hayden
- il film Frida del 2002 interpretato da Salma Hayek