Donne e lavoro: il caso Ma-Vib

Esplode il caso Ma-Vib, un’azienda che licenzia 8 dipendenti perché donne.

"Donne e lavoro: scoppia il caso Ma-Vib di Inzago"Ora vi raccontiamo una storia d’altri tempi, o forse no che riguarda le donne e il lavoro. La Ma-Vib è un’azienda che produce motori elettrici frazionari. Giovedì, causa crisi, i proprietari hanno deciso che da settembre alcuni dipendenti sarebbero rimasti a casa. E fin qui nulla di nuovo. Potrebbe essere la storia si una qualsiasi azienda italiana di questo periodo.

Solo che i licenziati sono tutte le donne che lavorano in ditta: 8 donne lasciate a casa perché… e qui viene il bello. Ufficialmente i motivi addotti dai titolari, la famiglia Colombo, sono, secondo un delegato Fiom Fabio Mangiafico che:  “sembra che il lavoro delle donne sia in qualche modo meno indispensabile rispetto a quello dei colleghi“. E già qui c’è da restare interdetti.

Ma le motivazioni ufficiose pare siano anche peggiori: “Le donne possono stare a casa coi figli” e “Tanto il loro è il secondo stipendio in casa, mentre gli uomini sono i capifamiglia“. Tutto questo succede ad Inzago, nel civilissimo interland milanese, non nel profondo nord. Non nel mezzogiorno. Becere convinzioni da troglodita.

Pare che questi signori fino ad oggi siano vissuti su un altro pianeta anziché in Italia. Dove è la donna che rinuncia ai soldi di un lavoro sicuro? Fra queste otto dipendenti c’è una donna divorziata Patrizia Baini che paga un mutuo di 600 euro. Naturalmente da casa la famiglia dei titolari smentiscono le motivazioni ufficiose dei licenziamenti.

Così da stamattina è iniziato il presidio e lo sciopero delle donne davanti all’azienda, al grido di “Ci proteggiamo da sole”, di fronte all’indifferenza degli altri operai della ditta.

Tempi di crisi, tempi difficili, ma anche tempi in cui è più forte il bisogno di affermare i diritti delle donne, tempi in cui finalmente le donne stanno rialzando la testa di fronte a maschilismo e soprusi., Basta ricordare, per capire la difficoltà per una donna di accedere al mondo del lavoro, che nel nostro Paese il 50% della popolazione femminile è disoccupata, nonostante, spesso, l’alto livello di istruzione. La questione donne e lavoro in Italia è una faccenda seria. Tanto è vero che sarà oggetto di discussione anche al raduno di Se non ora quando di Siena, il 9 e 10 Luglio.

Se alle vessazioni imposte con i lavori precari, le difficoltà di assunzione e i bassi stipendi percepiti, si aggiunge questo maschilismo vetero-testamentario, ci si chiede come possa questo definirsi “un Paese moderno”.

E voi cosa ne pensate? Avete soluzioni in mente per aiutare queste operaie? Fatecelo sapere.

Per saperne di più:

Articolo su Il Giorno

One Comment

  1. giuseppa

    Ormai è passato qualche giorno e forse in molti hanno capito che quanto è stato divulgato dalla fiom è una bufala. L’zienda in questione ha oltre il 70% di quote rosa, quindi al femminile.
    Ancora prima che la legge lo chiedesse.
    Ma quando sono state assunte non si sono lamentate del privilegio che avevano a scapito degli uomini.
    Sicuramente ,se l’azienda è in crisi, è stato proposto a tutte/tutti di cambiare le mansioni dato che naturalmente i più in gamba hanno lasciato il posto di lavoro. Ma la risposta è stata negativa.
    Ora poi la cattiva pubblicità ha sicuramente allarmato sia clienti che fornitori, sarà sottoposta a ispezioni e tutti sappiamo come vanno a finire. Quindi aumenterà la crisi in cui questa azienda si trova.
    Guarda caso chi ci rimetterà ……….. LE LAVORATRICI.
    Le stesse che così ingenuamente hanno rilasciato (forse dietro compenso) l’intervista balletto che gira in rete
    Pensate che in rete ci sono anche persone (molto furbe) che vorrebbero che questa ditta chiudesse per mancanza d’ordini in nome di una punizione di un Dio comunista. Ma chi ci rimetterà ………… secondo voi.
    In questo momento il posto di lavoro è importante, non credete.
    Le aziende italiane dello stesso settore hanno tutte delocalizato la produzione dove costa meno (cina, ungheria,tailandia,india……..).
    Per una volta che un’azienda si intestardisce a rimanere attiva in Italia la penaliziamo denigrandola.
    Piuttosto compriamo i loro prodotti così aiutiamo le lavoratrici a non perdere il posto.
    La conclusione è che il sindacalista della fiom non sarà mai punito per le menzogne divulgate anzi avrà un’aumento di stipendio a scapito delle lavoratrici che invece chissà che fine faranno.
    E’ già successo in un’altra ditta dello stesso settore che il sig. sindacalista della fiom (sempre loro) ha seguito molto attivamente……….risultato: 80 lavoratrici a casa
    A uno dei primi scioperi a cui ho partecipato una vecchietta intervenendo al megafono ha insultato i sindacalisti dicendo <>. E’ successo ancora.
    Ma i sindacati non dovrebbero fare l’interesse dei lavoratori…….ma forse vengono da altre scuole di pensiero di orientamento …………. Non sono di sinistra ma ……… ma non ditelo alla fiom, si arrabbiano molto.
    Parlando con le dipendenti e i dipendenti di questa ditta ho scoperto che il comportamento di questo sindacalista (ribadisco della fiom) è molto aggressivo con chi non lo appoggia e da buon ………. non lascia neppure esprimere idee diverse dalle sue. Ma se conoscete la fiom è credibile.
    Sono dispiaciuto di aver dedicato tempo a scrivere questa mail tanto non serve a nulla e ci saranno sempre i ………….. che crederanno in queste stupidaggini proprio perchè divulgate dalla fiom.

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