La #startup di una #rivoluzione
Le startup innovative guidate da donne pur pesando ancora relativamente poco sul tessuto imprenditoriale sono in crescita costante e fanno capire che il potenziale che le riguarda è veramente grande.
Sono quasi 400 le imprese di donne che stanno iniziando a farsi strada. Principalmente nel settore dei software e dei servizi riguardanti le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Unioncamere, basandosi sui dati Infocamere, ha evidenziato che lo scorso anno questo nuovo modo di fare impresa è aumentato del 50,6% anche se, questo ambito, resta quello meno popolato da imprenditori di sesso maschile.
Solo il 12,4% delle oltre 3.200 startup innovative è rosa contro il 21,5% delle aziende complessive italiane.
Tre donne su quattro decidono di operare sotto forma di SRL, società a responsabilità limitata, e ben il 77% delle neo imprenditrici ha investito nel capitale un valore che non supera i 10.000 euro.
Milano è in testa per numerosità delle nuove imprese innovative condotte da donne, segue il Mezzogiorno e il Centro Italia. Un dato clamoroso è quello che vede il Nord Est fanalino di coda in questa classifica, l’innovazione femminile fatica a decollare in questa zona d’Italia.
Un’analisi generale dei dati fa percepire come le iniziative messe a punto dal Governo per favorire la nascita di nuove imprese innovative stiano andando nella giusta direzione anche se resta la problematica di far conoscere meglio e diffondere il più possibile la conoscenza di queste opportunità tra le aspiranti e potenziali imprenditrici. L’obiettivo è fare in modo che sempre più idee “smart”, declinate al femminile, diano vita a nuove realtà imprenditoriali.
Ecco che le camere di Commercio, soprattutto attraverso la rete dei Comitati per l’imprenditoria femminile, diventano un prezioso strumento territoriale per coordinare tutti gli elementi a disposizione per far nascere, seguire e crescere la nascita di nuove imprese. Le neo-imprese innovative guidate da donne hanno piccole dimensioni: il capitale del 95% di queste non è superiore ai 50.000 euro, il 25% ha meno di 5 addetti e il 35% ha un giro d’affari inferiore ai 100.000 euro l’anno.
Il tasso di “femminilizzazione” delle startup raggiunge livelli molto alti in ambito cooperativo, il 33% rispetto ad una media complessiva del 12%.
Da tutte queste considerazioni emerge che l’innovazione in Italia è ancora lontana rispetto la parità di genere. I motivi possono essere svariati, non ultimi quelli di caratura culturale. Come evidenzia Chiara Burberi, fondatrice di Redooc: “Alle bambine in Italia si regalano ancora bambole, non lego ed elettronica, non vengono cresciute con l’idea che nel proprio futuro ci sia la possibilità di fare la scienziata o l’imprenditrice. In un clima come questo per emergere bisogna essere come Margerita Hack”