Essere donne e giovani n Italia non conviene soprattutto se si cerca lavoro, ma la situazione non è rosea per nessuno: salari fermi a 20 anni fa. A dirlo è l’ISTAT che ancora una volta fotografa una situazione impietosa per il nostro Paese.
Le famiglie si sono viste ridurre il potere d’acquisto, mentre il divario tra ricchi e poveri aumentava sempre di più, scompariva la classe media e la ricchezza si concentrava al nord lasciando il sud indietro di almeno vent’anni.
Peggiora infine lo stato delle famiglie numerose: una su tre si è impoverita riducendo il proprio risparmio.
I dati Istat
I dati snocciolati in modo semplice parlano di una situazione veramente critica per le donne al lavoro, ma anche per quelle isoccupate.
- In Italia il 33% delle donne tra i 25 e i 54 anni non ha un reddito;
- Una neo mamma su 4 perde il lavoro quando rimane incinta;
- A due anni dal parto il 22% delle donne italiane non ha più il proprio posto di lavoro;
Questi dati da soli parlano chiaro e fanno precipitare in fondo alla classifica europea per la capacità del lavoro femminile alla crescita del PIL che in Italia è in picchiata -1,5% in calo dello 0.8%.
Dichiarazioni della Camusso
Secondo la leader di CGIL la situazione messa a nudo dall’ISTAT fotografa una forte discriminazione nei confronti delle donne che lavorano o che non lavorano perché inoccupate e disoccupate. Sempre secondo la Camusso l’Italia avrebbe bisogno di una ridistribuzione del reddito: sei d’accordo?
Parità retributiva uomo/donna nel 2016
Su emendamento proposto dall’on. Giuliana Carlino dll’IDV è passata una norma che prevede che entro il 2016 per donne e uomini a parità di ruolo corrisponda pari retribuzione. Un passo avanti, ma forse non basterà perché da dati OCSE risulta che in confronto agli altri Paesi Europei il costo del lavoro in Italia sia troppo elevato. Ne consegue il bisogno di ridurre il cuneo fiscale. Inoltre c’è chi crede che la parità di paga, al pari di altre conquiste democratiche per le donne e il lavoro costituirà un ulteriore ostacolo all’occupazione femminile. C’è ancora chi crede che più diritti significhi meno lavoro.