Dire no allo stupro correttivo

Molti di noi non sanno neppure di cosa si tratta, tanto è lontana dalle idee contemporanee del mondo occidentale, ma lo stupro correttivo è una piaga che coinvolge molte donne nel sud dell’Africa.

A molte donne, ancora oggi, capita quello che è capitato a Millicent Gaica che è stata legata, strangolata, torturata e stuprata per cinque ore di seguito da un uomo che sosteneva di curarla. Curarla da cosa? Dalla sua omosessualità.

Lo stupro correttivo si basa sulla falsa opinione che una donna possa guarire dalla omosessualità se stuprata da un uomo. Il 62% dei maschi sudafricani sopra gli 11 anni non ritiene un reato il sesso imposto con la violenza.

Oggi Millicent è diventata il simbolo preso ad esempio da uno sparuto numero di attivisti coraggiosi che stanno cercando di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica di tutto il mondo su quella che è veramente una piaga di civiltà.

Il Sudafrica è stato un paese che ha combattuto una dura lotta contro la discriminazione sia prima che dopo l’Aparthide e per questo ha avuto l’attenzione di tutta la società civile del nostro Paese e di molte altre nazione dell’Occidente. Lo stupro correttivo nei confronti delle donne omosessuali rischia di diventare una piaga sociale non solo in quello stato.

Anche la “civilissima” Italia ha dato prova di poter cadere nel razzismo, nella discriminazione, nella barbarie. Difendere chi sostiene una violenza contro un singolo è abominevole, a nostro giudizio. Qualunque sia la giustificazione. Ma è addirittura disumano, considerate le motivazioni che spingono questi strupatori a commettere le violenze.

Il Sudafrica è il Paese al mondo in cui avvengono più stupri. Si è calcolato che, per una donna che nasce in Sudafrica, c’è più probabilità di essere stuprata che di imparare a leggere.

Se anche voi siete indignate da questo fatto come lo siamo noi de “Ilsitodelledonne”, allora vi suggeriamo di fare qualcosa. Qualcosa per difendere i diritti delle donne in un altro Paese, ma anche nel nostro. Non che in Italia non ci sia da fare, anzi. Ma ora c’è bisogno di quanta più attenzione possibile sulla questione dello stupro correttivo.

Firmare la petizione significa fare qualcosa contro l’omofobia, il patriarcato e il maschilismo. La petizione servirà forse a far riconoscere questo crimine con un crimine d’odio e forse, nelle mani dei governanti, potrà fermare questo abominio.

Firmate dunque l’appello per fermare gli stupri correttivi.

Se volete saperne di più, ecco l’indirizzo del blog dell’associazione che si occupa di sensibilizzare sullo stupro correttivo: Luleki Sizwe

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