La copertina dell’ultimo numero di Virtuose è dedicata a lei: Annie Girardot, icona del cinema francese.
Alcuni la ricordano bellissima e seducente in “Rocco e i suoi fratelli”, altri per la stupenda interpretazioni in “Compagni” di Monicelli: stiamo parlando di Annie Girardot.
Di una bellezza sensuale e dolce, la Girardot è sicuramente una delle icone del cinema francese e ha rappresentato per molti registi italiani proprio il canone di bellezza d’oltralpe.
Nasce nel 1931 a Parigi. Frequenta per alcuni anni il conservatorio e la Comédie-Française. Abbandonato presto il progetto di diventare infermiera, Annie Girardot viene scoperta da Cocteau che ne decanta la bravura e la indica come uno dei più importanti temperamenti artistici del ‘900.
Dopo essere stata scoperta nei cabaret notturni, l’industria cinematografica parigina la sceglie per incarnare il mito della donna della Nouvelle Vague negli anni 60 e 70. Esordisce con “Tredici a tavola” ma approda al primo ruolo importante grazie al neorealismo sontuoso di Luchino Visconti che la dirige in Rocco e i suoi fratelli. Sul set del film conosce anche l’uomo che diverrà poi suo marito, l’attore italiano Renato Salvatori.
E poi molte altre interpretazioni eccellenti con registi di fama:
- Il Vizio e la virtù nel 63 di Roger Vadim
- Vivere per vivere di Cluade Lelouch del 67
- La donna scimmia di Ferreri nel 64
- Dillinger è morto sempre di Ferreri nel 69
Solo nel 1967 è premiata a Venezia con la coppa Volpi per l’interpretazione in “Tre camere a Manhattan” di Carné, mentre nel ’77 vince invece il Cesar per “Il caso del dottor Gailland”. Nel 2002 è premiata per un ruolo ne “La pianista” di Haneke.
Colpita da Alzheimer passò gli ultimi anni di vita in compagnia della figlia Giulia che ha raccontato questa parte della vita con la madre nel libro “La memoire de ma mère”.
Ai suoi ruoli nel cinema interpretati in modo raffinato grazie anche alla sua esperienza teatrale, fece da contraltare una vita tra amanti desolati, a partire dall’attore Salvatori, con cui ebbe una storia contrastata e di violenza coniugale.
Inclemente anche il documentario girato negli ultimi otto mesi della sua esistenza che dipingono in modo crudo la fine di una delle più importanti attrici del secolo scorso, divorata dalla malattia di Alzheimer.