Gli attacchi di panico sono momenti brevi ma davvero spaventosi, che rischiano di compromettere seriamente il benessere psicofisico di chi li subisce. La patologia è comune, e almeno una persona su tre li sperimenta almeno una volta nella vita. C’è però una buona notizia: con determinazione, e magari avvalendosi di un aiuto esterno qualificato, è possibile guarire in pochi mesi. Ma c’è qualche accorgimento che può migliorare i sintomi nell’immediato? Ecco i consigli dello psicologo e psicoterapeuta Giovanni Porta.
Una patologia diffusa
Gli attacchi di panico sono una patologia molto comune: ne soffre il 3,5% nella popolazione mondiale. Nel corso della propria vita un individuo su tre ha sperimentato almeno un episodio di panico o ansia sotto forma di attacco senza che vi sia stata, successivamente, un cronicizzazione. Secondo i sondaggi più recenti, quasi 10 milioni di italiani ne soffrono in maniera sistematica.
Le donne sono maggiormente a rischio, ma anche gli uomini non ne sono esenti e, purtroppo anche gli adolescenti si ritrovano sempre più spesso a fare i conti con questo male. In un 30-40% delle persone sparisce spontaneamente. In un altro 30% si ha la remissione con la terapia specifica, ma ci possono essere ricadute. Per un altro 30% circa occorre una terapia più prolungata.
I sintomi
“Di solito, gli attacchi di panico iniziano con qualche sintomo fisico – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Il cuore si mette a battere forte, si ha la sensazione di non riuscire a respirare a sufficienza, di stare per soffocare; ci si sente strani, quasi non se stessi, gli arti possono essere intorpiditi e si può sentire dolore al petto. Più i sintomi fisici si intensificano più l’angoscia e la paura crescono, diventando autentico terrore: si teme di morire, di impazzire o di non tornare mai più alla normalità. Sono attimi che durano millenni, e che lasciano profondi segni anche una volta passati. Infatti, chi soffre di attacchi di panico spesso comincia a vivere nel terrore che ritornino, alimentando un circolo vizioso di “paura della paura” che fa rintanare sempre più la persona in situazione protette, note, conosciute, sicure”.
Chi ne soffre inizialmente mette di atto delle strategie di autodifesa per non incorrere più nella paura. Si inizia ad evitare i luoghi dove si sono verificati, compromettendo anche gravemente la vita sociale e la routine quotidiana. Questa forma di agorafobia è la conseguenza più comune degli attacchi di panico, ma spesso nemmeno in casa ci si sente più al sicuro e si finisce per vivere in un eterna attesa che gli episodi si ripresentino.
Cosa fare per guarire?
Il processo di guarigione non è semplice, ovviamente. Sono necessari impegno e determinazione, ma spesso la sola forza di volontà non basta ed è utile intraprendere un percorso guidato da uno specialista, che può durare diversi mesi. Nell’immediato, però, si possono mettere in pratica alcune strategie di difesa, per far sì che gli attacchi siano un’esperienza meno traumatica. Ecco i consigli dello psicologo:
- Imparare a conoscerli, divenire consapevoli delle varie fasi (insorgenza, apice, decrescita) e del fatto che non sono mortali né infiniti. Imparare ad osservarli come si osserva un temporale fastidioso, sapendo che finirà e, grazie a questa convinzione, provare a conviverci. Per migliorare la capacità di osservare le proprie sensazioni con un po’ di distacco, può risultare utile apprendere le basi della meditazione. Ci sono persone che ne hanno anche molti al giorno. È essenziale in questi casi imparare a riconoscerli e a lasciarli passare.
- Comprendere che gli attacchi di panico sono solo un sintomo, e dunque non costituiscono il vero problema. Il vero problema è ciò che li causa, cioè la propria insoddisfazione esistenziale. Agire su di essa costruendo degli obiettivi raggiungibili. Chiedere, se serve l’aiuto di un professionista.
- Quando si percepisce che stanno per insorgere degli attacchi di panico, invece di subire passivamente le sensazioni fisiche spiacevoli che si stanno provando, fare qualcosa di concreto: muoversi, camminare, oppure raccontare a un amico ciò che si sta vivendo, mettere in atto delle tecniche di rilassamento e cercare di non farsi sopraffare dalla situazione.
- Dedicarsi ad attività artistico-espressive: teatro, canto, pittura, movimento, scrittura. Qualsiasi cosa permetta di dare voce ai propri vissuti interiori. Molto utili in questo senso le principali artiterapie, in particolare la teatroterapia, perché permette di sperimentare in un gruppo protetto nuovi modi di comportarsi.
- Condividere con gli amici le proprie problematiche, e chiedere loro aiuto in caso di bisogno, parlare con persone che hanno avuto attacchi di panico e che li hanno risolti e diventare consapevoli che gli attacchi di panico guariscono.
Giovanni Porta è psicologo psicoterapeuta di orientamento gestaltico, esperto in alimentazione e teatroterapia. Vive e lavora tra Roma e Milano. Da anni realizza laboratori e percorsi in cui l’arte viene utilizzata con finalità terapeutiche. Laureato in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, si è successivamente specializzato con un master in “Utilizzo di tecniche artistiche nella relazione d’aiuto”, ha una specializzazione in Psicoterapia della Gestalt presso l’I.G.F. di Roma, ed una in “Teatro e Psichiatria”.