Ve la ricordate la Realpolitik, quel mostro orrendo uscito fuori dalle fauci di personaggi del calibro di Kissinger? Bene oggi rispunta il suo spettro, proprio quando si pensava che fosse stata debellata.
Negli anni in cui i governi si prodigano nell’affermare la democrazia, (ci ricordiamo dei governi che hanno appoggiato con tanto fervore la guerra in Iran come sacrosanta per deporre, udite udite, un monarca assoluto) mascherando grossolanamente il mantenimento o il desiderio di privilegi economici, si facevano guerre contro terribili dittatori.
Oggi il pragmatismo politico vuole l’immobilismo. Anche quando si tratta di appoggiare la popolazione che non desidera altro che ottenere più diritti. Più diritti per le donne di Iran, Yemen, Egitto, Libia, Arabia Saudita. Forse è lecito temere il destabilizzarsi dell’area. Però si dovrebbe forse non stare alla finestra a guardare perdendo il tram per l’ennesima volta o cercando di accodarsi al carro dei vincitori.
Nei giorni appena trascorsi si è sentita l’Unione Europea negare aiuti alla Tunisia, un Presidente del Consiglio desideroso di “Non disturbare“, un ministro degli interni piagnucolare dopo aver sbagliato una previsione su sbarchi di nuovi “clandestini” che potremmo anche definire rifugiati politici.
In post precedenti (ci siamo già occupati di questi argomenti. Occorre adesso non smettere di porre la dovuta attenzione su determinati temi e ricordare come e chi è stato appoggiato in precedenza dai nostri politici, anche per vedere la capacità di prevedere il futuro. In fondo un grande statista deve anche sapere indirizzare un Paese nella giusta direzione, comprendendo quali legami politici stringere e quali lasciare andare. Soprattutto se, come sembra, Gheddafi è definitivamente caduto nella polvere.
Scritto da M.F.
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