La nostra Festa della Donna

 

C’è chi festeggia e chi no, anche tra le donne. L’AbanoRITZ non ha dubbi sull’importanza di celebrare l’8 marzo e di attribuire a questa Giornata un valore speciale per i suoi ospiti. Quella che è comunemente considerata la Festa delle Donna, trova infatti in questo spazio accogliente di cura e benessere a guida femminile da quattro generazioni, un significato molto particolare e…personale.

Per dirla con le parole della proprietaria e imprenditrice Ida Poletto che ha creato e diretto per anni la rivista «Virtuose», il magazine de ilsitodelledonne.it, “L’8 marzo è l’occasione per ricordare il valore di una ricorrenza storica che deve continuare a farci riflettere sul rispetto della persona, prima ancora che della donna, e sulla necessità di battersi contro ogni discriminazione.“ Un giorno più degli altri, non solo l’8 marzo!
Festa di sapori, profumi e colori dunque al Ristorante White Gloves con un menù a tema, mentre il Ristorantino Vintage «Il Brutto Anatroccolo» non fa eccezione, perché ogni giorno è la Festa della donna (!) e aprirà come di consueto venerdì. Tra i piatti di stagione, consigliamo Yin & Yang per ritrovare l’armonia femminile.

Per tutto il mese di marzo è inoltre attiva la promozione «Friend Hotel», rivolta in modo particolare alle donne per una “vacanza perfetta” insieme in un room apartment con 2 o 3 camere comunicanti per confidenze e risate condivise.

Non mancherà infine un omaggio a sorpresa per tutti gli ospiti dell’Hotel.

A soli 4 giorni dalle elezioni nel nostro Paese è importante ricordare che questa Giornata ha origine in una manifestazione a sostegno del suffragio universale del febbraio 1909 negli Stati Uniti d’America a e ad altre rivendicazioni di diritti da parte delle lavoratrici delle fabbriche nei mesi precedenti. Seguirono altri episodi che contribuirono a rafforzare la necessità di ricordare al mondo il valore della donna nel progresso della civiltà, tra cui l’incendio in una fabbrica di New York dove persero la vita soprattutto donne immigrate, fino alla manifestazione di piazza del 1917 in Russia quando le donne chiesero a gran voce la fine della guerra.

In Italia la ricorrenza cominciò ad essere celebrata con analogo spirito dal 1946, quando le donne acquisirono il diritto di voto. Si può dire che il cerchio così si chiuda, ma se il voto ha segnato l’inizio di questa storia, non si può dire che l’elezione delle donne alla guida dei governi e delle organizzazioni complesse sia un obiettivo raggiunto. Perlomeno non ancora. Per questo e per altri traguardi di civiltà è bene continuare a marcare il percorso.

Come è accaduto in occasione degli Oscar pochi giorni fa in America, quando Frances McDormand vincitrice del Premio come miglior attrice protagonista per il film di «Tre manifesti a Ebbing, Missouri», con un riso liberatorio ha chiesto a tutte le donne candidate all’Oscar di alzarsi in piedi perché fosse ancora più evidente a tutto il mondo l’apporto di valore al cinema da parte delle donne: attrici, produttrici, direttrici della fotografia, compositrici, così come in tutti gli altri campi professionali. Un forte momento collettivo di presa di coscienza di sè contro la discriminazione di genere.

Anche il nostro cinema promuove una riflessione su questi temi con «Nome di donna» del regista Marco Tullio Giordana, interpretato dall’attrice trevigiana Michela Cescon intervistata da Corriere del Veneto. Un film nato e girato in tempi non sospetti, quando ancora non era scoppiato il caso Weinsein, a conferma di un’attenzione autentica e costante verso la questione femminile e l’abuso di potere sul posto di lavoro.

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