25/04/2020

Le Chiavi del Cielo, chiamate comunemente anche chiavi del Paradiso o chiavi di San Pietro, sono un antico simbolismo cristiano e rappresentano l’autorità papale. Lo stemma dello Stato della Città del Vaticano ha 2 chiavi, una d’oro e l’altra d’argento, decussate (cioè incrociate/disposte a X), sormontate dal triregno (la tiara del Papa) in campo rosso. Nella Città del Vaticano, che racchiude un universo di importanza incalcolabile, entrare e uscire non è affatto facile. Un albergo racchiude un piccolo mondo, ed entrarci, come uscirci, è facilissimo, anzi vive di questo straordinario andirivieni di persone diverse. Le chiavi delle stanze, eleganti con il loro fiocco, sono quelle di un piccolo paradiso in terra e aprono le porte della vacanza, ovvero di quel tempo “vacante” da riempire in una meravigliosa sospensione dalla propria quotidianità. E le stanze del “ritz”, tutte 120, raccontano di un passato che diventa tradizione, il cui valore si rigenera nella passione per il progresso: stratificazione di storie famigliari e architettoniche, che rivivono in ogni ambiente o dettaglio, come in ogni gesto di chi accoglie un ospite atteso e desiderato. L’evoluzione stessa del concetto di vacanza è scritto in questo albergo: per cui le scelte costruttive e i differenti arredi portano il segno, a volte le “ferite”, delle aspettative e delle esigenze di oltre mezzo secolo di turisti diversi.

Il mio sogno? Una cabina armadio senzafine (così, tutto una parola)! Un armadio dove è entrare come in una stanza: abiti e cappotti nelle porzioni a sviluppo longitudinale; camiceria, gonne e jeans nelle zone più facilmente accessibili; intimo e maglieria nei cassetti; accessori ben disposti in scatole provviste di targhette identificative. Tra le dotazioni aggiuntive capaci di enfatizzarne la funzionalità, rendono la cabina armadio davvero in linea con le mie aspettative: una buona illuminazione, la scarpiera, lo specchio a figura intera, contenitori diversi e un delicato profumatore d’ambiente. Così è in alcune camere del “ritz” piccole quasi come il loro enorme armadio, o, al contrario, nelle stanze di design nelle cui cabine armadio ci può stare un letto. E’ una specie di stanza delle meraviglie per me, come in certi film, non esattamente per cinefili, quali: Sex and the city, Il diavolo veste Prada, I love shopping… fino alla dressing room di Rossella O Hara in Via col vento.

So che non c’è competizione oggi tra moquette sì e moquette no,ma la memoria  ha i suoi rimandi e i suoi collegamenti; così le moderne moquette ignifughe e antiacaro, lavabili, sanificabili e facilmente sostituibili, sono una vera libidine per me che appartengo agli anni 60 e che sono nata in un albergo (era l’Universal). Colori, disegni, texture insomma le diverse tipologie di fibra e soprattutto il suo potere insonorizzante come la sua impareggiabile morbidezza lo rendono, ai miei occhi, il pavimento dell’hotellerie per eccellenza. ll termine moquette” deriva dalla parola francese “tappeto”, perché in effetti si tratta di un pavimento tessile. La moquette ha origine dai tappeti orientali e dalla loro antichissima storia. E’ nata in Paesi caldi, con l’intento di arredare e trattenere la polvere che altrimenti si respirava sospesa nell’aria. Con il tempo, anche i Paesi più freddi la scoprono e la adottano per il suo isolamento termico e le sue qualità antiscivolo. Nel ‘900 la bellezza e la morbidezza del pavimento in moquette, lo rendono apprezzato ovunque perché sollecita, ve lo assicuro, sia il senso tattile che quello visivo.

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