23/04/2020

Il 2020, nato sotto i migliori auspici, è precipitato in una sorta di era glaciale. La piena ripresa del turismo rischia di richiedere almeno un triennio. Eppure, più ci penso, più mi sembra impossibile che il mio Paese, con oltre 33.000 alberghi, tra le prime 5 mete turistiche del pianeta, assieme a Francia e Spagna, Stati Uniti e Cina, sia paralizzato, senza risorse e senza risposte.

L’albergo, oltre a essere una azienda non delocalizzabile, è soprattutto il presidio civile, sociale ed economico, di un territorio. Propone un tetto per ripararsi, un letto per dormire, un focolare per riscaldarsi, cibo per nutrirsi, una volta anche la stalla per ristorare i cavalli. Erano le Mansiones dei romani, le Locande del Medio Evo, gli Alberghi signorili della Belle Époque a inizio ‘900. Ma solitamente è al Grand Tour che viene fatta risalire l’origine della storia del turismo ovvero all’usanza dei giovani aristocratici del ‘700 di effettuare viaggi di formazione in Europa. Mentre di turismo moderno si comincia a parlare con la fondazione, nel 1841, della prima agenzia di viaggi al mondo: la Thomas Cook & Son, in Inghilterra, che fallirà nel settembre 2019. Ma mi piace sempre raccontare di quella volta in cui, trovandomi di fronte ad una platea gremita di imprenditrici, per attirare la loro attenzione sul tema per il quale ero stata invitata a dare il mio contributo, “il turismo: un lavoro che produce oltre che business, valori”; feci una domanda  provocatoria: qual è il lavoro più antico del mondo? Riuscii a creare un silenzio assoluto citando i Vangeli: nel secondo capitolo del Vangelo secondo Luca (Lc 2,7) si legge “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.

Oggi gli hotel sono diventate macchine assai sofisticate e, in estrema sintesi, il loro prodotto principe è il Tempo. Il tempo utilizzato per il turismo è una quota parte del nostro tempo libero. L’offerta di servizi e la quantità di tempo disponibile sono parametri fondamentali per le nostre scelte di viaggio, più dei costi e dei prezzi. Ma qual è la spinta, la vera leva del turismo? Gli psicanalisti parlano di istinto epistemofilico dell’homo sapiens che, tradotto banalmente, significa: desiderio, ma che potremmo meglio definire come la pulsione a conoscere e indagare la realtà, perché l’intelligenza umana non è una funzione a sé stante, indipendente dalle emozioni, dall’affettività e dalla socialità, ma è alimentata dal bisogno di scoprirla e di usarla.

L’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di tutto il Mondo rientrano tra le missioni principali dell’UNESCO che ha finora riconosciuto un totale di 1121 siti presenti in 167 Paesi del mondo. Attualmente l’Italia e la Cina sono le nazioni che detengono il maggior numero di siti patrimonio dell’umanità: 55 siti. Con cinque siti interamente ricompresi nel proprio territorio e tre che vi ricadono in parte, il Veneto si colloca tra le regioni d’Italia maggiormente rappresentate con: Venezia e la sua Laguna, la città di Verona, Vicenza e le Ville venete, le Dolomiti, Padova urbs picta e l’Orto botanico, le colline del Prosecco.

        

Dunque, volendo essere sfidante e molto di parte, come piace a me, il turismo e la sua azione, il viaggiare, può essere, alla fine, ritenuta un’attività essenziale?

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