International Pen Friends IPF è la più grande organizzazione di amici di penna del mondo: oltre 300.000 iscritti, tra gli 8 e gli 80 anni, in 192 nazioni. IPF non mette in contatto i corrispondenti su internet. L’obiettivo principale del club è infatti quello di conservare l’arte della scrittura delle lettere e di utilizzare questa forma di comunicazione per incoraggiare l’amicizia mondiale. Gli amici di penna non sono tentati dalla comodità di una mail o dall’immediatezza di WhatsApp perché, per gli amanti della corrispondenza vecchio stile, niente è paragonabile al fascino di un messaggio spedito o ricevuto per posta, magari dopo giorni o settimane di attesa. Per molti, ancora oggi, questo è il modo più autentico per preservare le emozioni dalla frenesia dei tempi moderni, oltre che un’opportunità per mantenere relazioni profonde o crearne di nuove. La nostalgia del cosiddetto mondo analogico, quello che fino al ‘900 era privo di tecnologie invasive e “invadenti”, ha sempre un sapore molto speciale. Il tempo minimo che impiega una lettera per arrivare a destinazione è circa una settimana così scrivere a qualcuno molto distante permette di imparare a essere pazienti, in un mondo in cui possiamo avere tutto e subito. Non si tratta solo di un capriccio amarcord: scrivere lettere e inviare cartoline anche a persone sconosciute è spesso un modo per fare pratica con la lettura e la scrittura di una lingua straniera e per saperne di più su paesi e stili di vita differenti dai nostri. Io lo facevo con i figli dei clienti dell’albergo!
E chi non ricorda Charlie Brown e il suo amico di matita?. «Io soffro di claustrofobia del mondo» scriveva il piccolo filosofo al suo amico invisibile. Charlie, nel senso di Schulz, morì nell’anno 2000, prima che uno studente di Harvard inventasse nel 2003 quello che oggi è Facebook e aprisse le chiuse ai social network che hanno allagato il pianeta di amici liquidi e non visibili, trasformando l’amicizia fisica in questa forma fluida e virtuale che Internet ha moltiplicato. Fortunatamente il limite, confermano gli studi neuropsichiatrici, è che oltre il numero di 150 amici il nostro cervello non riesce ad andare e comunque, son convinta, non perderemo mai la voglia di stringere la mano a un amico o di abbracciarlo prima o poi. Una variante moderna della corrispondenza di penna tradizionale è quella di scambiarsi posta elettronica anziché lettere di carta. Questo metodo ha il vantaggio di essere più economico e immediato, permettendo di scambiarsi molti messaggi in un breve periodo di tempo, con lo svantaggio però di una comunicazione sempre più effimera. Ve li ricordate i film di Nora Ephron, con Tom Hanks e Meg Ryan: C’è posta per te e Insonnia d’amore? Versioni romantiche dell’appuntamento al buio, sono stati l’evoluzione della classica Commedia Americana, genere che è stato, e sempre sarà, amatissimo e intramontabile.
Oggi l’appuntamento al buio è sorpassato, ora le videochiamate hanno messo in gioco altri sensi e accorciato i tempi per conoscersi: cancellando molti pudori con un salto doppio carpiato ci troviamo catapultati, protetti dal visore come da uno scudo, nell’intimità dell’altro che sembra non avere più segreti. Macroscopico come, con il lockdown, le nostre giornate si siano trasformate in un flusso inarrestabile di videochiamate, chat e telefonate. In contatto con il mondo, ma attraverso uno schermo. Se da una parte Zoom, Skype, Google, Webex ci hanno permesso di continuare a “vedere” i nostri cari lontani, a “incontrare” persone nuove e a lavorare da remoto, per me, tutto questo, per quanto funzionale, è stato spossante. I fattori principali di questo “stress “potrei riassumerli in : assenza di segnali non verbali, intoppi tecnologici, una continua performance che spettacolarizza la nostra presenza virtuale e la rottura del difficile equilibrio tra vita privata e lavoro. Oramai, l’incognita dell’incontro fisico, del contatto, del vis-à-vis ci mette in difficoltà, ci imbarazza… Io non ho mai avuto un arto ingessato, ma mia sorella si ruppe un braccio al mare e, malgrado fosse giovanissima, ricordo bene, una volta tolto il gesso, il suo braccino spaventosamente sottile e peloso con una massa muscolare ridotta della metà. Nei mesi di cattività da Covid 19, siamo stati tutti, fisicamente e psicologicamente, ingessati.