La genetica con buona pace di Mendel riguarda, come dice il nome, ciò che è relativo alla nascita. Ora, pensando ai caratteri ereditari o a certe influenze dell’ambiente, vi sottopongo questo schema che è come un gioco… ma neanche tanto.
Papà era un campione con i rebus, ma non con le parole crociate e comunque non amava giocare a carte.
Mia madre: niente rebus, piuttosto qualche schema di parole crociate, soprattutto molta passione per il gioco delle carte.
Mia sorella è in grado di completare, con gomma e matita alla mano, tutta la settimana enigmistica, ma non i rebus ed è una forte giocatrice di carte.
Mio fratello non credo abbia mai giocato a carte, ma in compenso ha lavorato da giovane per la settimana enigmistica inventando rebus.
Io mi annoio con le carte, come con le parole crociate e dei rebus ricordo solo i REI indovinando il disegno dei due uomini che camminavano in manette.
Ora le domande sono 2: com’è possibile io non abbia ereditato nessuno di questi talenti, ma soprattutto che ci azzeccano le carte con la Settimana Enigmistica?
La Settimana Enigmistica è un po’ come uno di famiglia. Il settimanale è nato nel 1932 a opera del Cavaliere Giorgio Sisini, nobile di origine sarda. La veste grafica, immutata nel tempo, come anche i giochi al suo interno, ha sicuramente contribuito a rendere “La Settimana Enigmistica” una consuetudine cara ai suoi lettori che si cimentano nell’esaminare le proprie abilità logiche e le proprie conoscenze. Caratteristica distintiva da sempre è il fatto di non aver mai accettato di inserire pubblicità al suo interno, il numero delle pagine che restano 48 e tutte rigorosamente solo in bianco e nero o blu scuro o rosso o verde. Persino la dicitura “parole crociate” è un marchio registrato dalla rivista. Per convenzione, da sempre, sulla copertina appare la foto di un personaggio famoso, sui numeri pari della rivista il personaggio è di sesso maschile, sui numeri dispari invece è di sesso femminile. Oltre alle tradizionali parole crociate -famose quelle dei Bartezzaghi padre e figlio- che possono essere normali, crittografate, facilitate o a schema libero, la rivista propone giochi basati sulla ricerca di particolari mancanti o differenti, come Che cosa manca? o Aguzzate la vista. Giochi logici e matematici, notizie insolite da tutto il mondo come Forse non tutti sanno che…, Strano, ma vero!, Spigolature… Molteplici i quiz di cultura generale come Vero o falso?. Immancabile La pagina della Sfinge, la Vetrina di rebus e le barzellette . Storico il Che cosa apparirà?, nel quale dopo aver annerito gli spazi segnati con il puntino appariva un’immagine, e La pista cifrata, nel quale bisognava unire i puntini numerati… io posso arrivare a fare giusto questi due.
È oramai consolidato che esercitarsi con le parole crociate, anche per poco tempo al giorno, mette in gioco le funzioni cognitive superiori: pensiero astratto, attenzione, nessi logici, memoria. Sciogliere un quesito e optare per la risposta giusta equivale a sperimentare nuovi collegamenti tra i concetti, come impegnarsi ogni giorno a pianificare un nuovo percorso per tornare a casa. Scacchi, giochi a carte, cruciverba e rebus sono una vera e propria ginnastica aerobica per il cervello. In questi ultimissimi anni ho giocato a scala 40 con mia madre e con lei facevo le parole crociate, vinceva e non si stancava finché non fosse stato completato l’intero schema. Mia madre raccontava sempre che se fosse stata una frequentatrice di casino si sarebbe tramutata da giocatrice sociale in giocatrice patologica e comunque non accettava di giocare senza una posta. Ricordo bene le nottate al tavolo con i clienti o i nonni quando la posta in gioco potevano essere 200 lire, ma con il raddoppio, o una coca cola e se lei perdeva si arrabbiava pure. Non so se avesse una mente particolarmente analitica, ma mia madre era competitiva e monolitica, io no o non abbastanza. Le origini delle carte da gioco si perdono nella notte dei tempi; forse le prime testimonianze risalgono al X secolo in Cina. Alcuni storici legano l’origine delle carte alla nascita della carta moneta nel continente asiatico, altri sostengono invece che le carte derivino direttamente dai tasselli del domino. La storia recente ci dice che il Poker nacque nel 1829 negli Stati Uniti, il Bridge si sviluppò a fine ‘800 come la Scopa e la Briscola italiane, la Canasta fu inventata a Montevideo durante la seconda guerra mondiale e la Scala 40 iniziò la sua diffusione dall’Ungheria nel primo dopoguerra.
È evidente che la mente di mio padre “vedeva” connessioni che io non so riconoscere nei rebus. Eppure a pensarci oggi quei simboli figurativi, quella crittografia piuttosto semplice mi fa pensare a certi disegni degli arcani o a quelli araldici, rendendo affascinante e misterioso quello che a me sembrava un esercizio ozioso della mente, un gioco intellettuale un po’ fine a sé stesso con quella caratteristica infantile di chi identifica le parole con le immagini. Forse una certo talento che non mi appartiene muoveva altri processi mentali, altre correlazioni diverse dalle mie… peccato perché se la vita è un rebus poterne indovinare il mistero mi piacerebbe.