Si discute delle quote rosa anche per i vertici degli ordini professionali. Se ne sta occupando il Senato, con un disegno di legge ad hoc.
Se negli ultimi mesi si è parlato di allargare la ricerca delle assicurazioni più vantaggiose al fine di introdurvi anche la responsabilità civile obbligatorie per i liberi professionisti, ovvero una polizza che tutela gli iscritti agli Albi da eventuali danni a terzi causati dallo svolgimento della propria attività, le cronache più recenti ci dicono anche di un ddl bipartisan su donne e lavoro.
Nonostante non manchino le disposizioni per garantire pari opportunità a uomini e donne, l’obiettivo primario è quello di eliminare le disparità ancora esistenti ai vertici degli stessi ordini professionali: il legislatore si occupa dunque di pari opportunità in un settore, quello della libera professione, in cui la presenza femminile è cresciuta tantissimo negli ultimi vent’anni ma non è ancora sufficientemente rappresentata. È questo, infatti, lo scopo del decreto firmato dalla senatrice Rosa Maria Di Giorgi e sottoscritto da tutti i rappresentanti di palazzo Madama. “Negli ultimi anni, il costante aumento della presenza femminile nel mondo delle professioni ha modificato profondamente la fisionomia degli studi”, afferma la senatrice del Pd.
Nonostante ciò, sono ancora molte le “criticità e ostacoli che evidenziano quanto sia ancora attuale un gender gap che penalizza le donne. Per le laureate che svolgono professioni intellettuali la percentuale di lavoro temporaneo è molto più alta che per gli uomini”.
L’obiettivo del ddl è quindi quello di modificare gli statuti e l’adozione, da parte degli ordini professionali, di un codice deontologico che garantisca pari opportunità. Entro sei mesi dall’entrata in vigore delle nuove norme, gli ordini professionali dovranno essere disciplinati “su base democratica, tutti i meccanismi elettorali per la nomina alle relative cariche e l’elettorato attivo e passivo degli iscritti, senza alcuna limitazione di età e in modo da assicurare le pari opportunità di genere, garantendo la trasparenza delle procedure, la rappresentanza presso gli organi nazionali e territoriali e la tutela delle minoranze, nonché la non discriminazione per motivi religiosi, sessuali, razziali, politici o relativi ad altra condizione personale o sociale”.