Miriam Mafai non le mandava a dire, neppure alle forze della sinistra in cui da sempre si riconosceva, qualora ritenesse che fosse opportuna una critica severa alle idee e ai costumi della politica. Editorialista di Repubblica, la giornalista, che si era formata scrivendo per testate come Paese Sera e l’Unità, era stata a fianco di Eugenio Scalfari nel periodo di fondazione del suo quotidiano di cui era divenuta inviata speciale. Questa era Miriam Mafai.
Fu sempre militante nelle fila del PCI e di un “compagno” (Giancarlo Pajetta) divenne compagna
Miriam Mafai era una donna che credeva fermamente nell’emancipazione femminile e ha lottato per diffondere una cultura di pari opportunità tra uomini e donne sia attraverso una solida attività di promozione culturale, sia attraverso la direzione di alcuni giornali. Dal 1965 al 1970 fu direttrice di “Noi donne” mentre nel 2005 vinse il premio Montanelli proprio per la sua attività di promotrice culturale.
Accanto a reportage e racconti di cronaca soprattutto politica, la sua attività si svolse anche per mezzo della saggistica nel cui genere lasciò un segno grazie a libri come:
- L’uomo che sognava la lotta armata;
- Pane nero;
- Botteghe oscure addio;
- Dimenticare Berlinguer
E per noi il più importante testo di tutti rimane “Donne e vita quotdiana durante la seconda guerra mondiale” spaccato interessantissimo sul ruolo femminile durante il secondo conflitto mondiale.
Compiva ottanta anni quando dichiarava: “Alle giovani dico sempre di non abbassare la guardia, non si sa mai. Le conquiste delle donne sono ancora troppo recenti.
Di lei ci mancherà soprattutto lo spirito critico, la capacità di osservazione dei problemi del Paese e della loro denuncia. Il punto di vista di una donna appassionata che si batteva e si era battuta per l’affermazione di diritti femminili e per offrire dare alle donne le stesse opportunità degli uomini.
Ciao Miriam.