La TV dei ragazzi? Un rapporto ne evidenzia aspetti positivi e negativi

INDAGINE TELEVISIONE E INFANZIA

“Tv dei ragazzi, crollo di idee, proposte e valori”

Focus in Media, Osservatorio sulla comunicazione della Fondazione per la Sussidiarietà

L’Italia è uno dei Paesi europei che presenta il maggior numero di canali televisivi dedicati ai bambini, oltre 20 canali, pari a Regno Unito, Spagna e Germania. A fronte di un’offerta così abbondante non si riscontra un’analoga qualità dei contenuti, al contrario si evidenzia una limitata disponibilità di investimenti: i palinsesti sono fortemente ripetitivi, si ricorre per lo più a format stranieri, le linee editoriali sono poco differenziate e si recuperano prodotti vintage. Solo 7 canali per bambini su 22 sono gratuiti. Ne deriva una tv per ragazzi a due velocità dove il differenziale non è più tra chi ha o chi non ha la tecnologia; ma più ampiamente economico-culturale. Passare al vaglio la tv dei ragazzi significa “riflettere su che cosa pensiamo dell’infanzia, su quali contenuti e repertori alimentino l’immaginario dei più piccoli, su quali linguaggi possano consentire di ridurre le resistenze all’impegno educativo dei genitori” afferma Piermarco Aroldi, Direttore di OssCom e curatore dell’indagine “Televisione e Infanzia. Rapporto sull’offerta televisiva per bambini in Italia”.

Si tratta del primo studio di Focus in Media, osservatorio della Fondazione per la Sussidiarietà nato nel 2011 con lo scopo di sviluppare un’analisi indipendente del sistema comunicativo italiano, dei suoi molteplici attori e dinamiche e che vede tra i promotori anche Sky Italia.

L’indagine  offre una fotografia ragionata dei programmi tv per minori da 0 a 14 anni, tenendo conto del processo di digitalizzazione, della moltiplicazione dei canali tematici dedicati ai target pre-scholar e scholar (sia free sia pay), della pluralità dei player e dei prodotti, dei generi e dei formati in programmazione (dall’animazione alla live-action, al tutorial).

In Italia predominano i modelli transnazionali, le produzioni locali sono il 5% del palinsesto contro il 19% della Francia “certo – continua Aroldi – ci sono anche operatori più legati al contesto nazionale, che costituiscono un’alternativa interessante, ma non sempre sono in grado di reggere ai contraccolpi dei network internazionali”.

Tra le tendenze che emergono dal Rapporto ce n’è una che allarma i genitori, ossia la crescente presenza di novelas sudamericane e sitcom “Oggi la tv si muove lungo l’asse dell’adolescentizzazione dell’infanzia. E’ anche un comparto governato dalle logiche degli ascolti e dei consumi, di questo le famiglie devono tenere conto quando si rapportano con il piccolo schermo” conclude il professore.

RIFERIMENTI

Fondazione per la Sussidiarietà: Laura Bellotti – ufficiostampa@sussidiarieta.net

Università Cattolica Milano: Emanuela Gazzotti – ufficio.stampa-mi@unicatt.it

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