La nuova riforma del lavoro sfavorisce le donne

Mentre la riforma del lavoro sta per varcare le soglie del Transatlantico, e mentre la ministra “tecnica” del lavoro ha dimostrato palese incompetenza proprio su ragioni tecniche (il numero esatto di esodati), spuntano le prime critiche a destra e a manca sul provvedimento.

"riforma del lavoro"

Critica alla riforma del lavoro di destra

A destra le critiche alla riforma del lavoro vengono prevalentemente dagli industriali che, forti della voce grossa di Emma Marcegaglia, piangono sul famoso latte versato quando affermano che con una flessibilità in uscita depotenziata e una flessibilità in entrata più cara i datori di lavoro avranno le mani legate e l’economia non ripartirà. Come a dire che chi potrà farà più nero e gli altri licenzieranno? Chissà.

 

Critiche alla riforma del lavoro di Sinistra

A sinistra le critiche sono mosse per lo più da sindacati e precari. Ci sono precari di tipo diverso. Fondamentalmente la distinzione è tra:

 

  1. precari dipendenti: che hanno un tempo determinato ma sono di fatto dei dipendenti;
  2. precari autonomi: che oltre alle famose finte partite iva raccolgono anche i contratti a progetto;

 

Di fatto saranno i precari autonomi a vedersi dilapidati di maggiori diritti. Anzi, questi ultimi verranno addirittura beffati. Il governo ha pensato bene che rendendo più complessa la burocrazia per l’assunzione di co.co.pro e partite iva, e aumentando per questi lavoratori i contributi (il primo anno al 28%, il secondo al 33%), ciò sarebbe stato un deterrente all’assunzione con contratti atipici. Come hanno sottolineato alcuni, fra cui Tito Boeri, questa riforma del lavoro potrebbe determinare però per questi precari stipendi più bassi per star dentro all’enorme esborso di denaro legato all’aumento contributivo. L’eventualità sta nelle pieghe della legge perché per questi lavoratori non è stato fissato alcuno stipendio minimo. Potremmo avere quindi lavoratori che pagano più tasse avendo meno diritti degli altri.

 

Disoccupati di serie A e B

In termini di genere cosa significa la riforma del lavoro? Significa che ad essere maggiormente tutelati saranno i lavoratori. I disoccupati non sono tutti uguali e le tutele che li proteggono neppure. Per i lavoratori appena licenziati (magari per la crisi economica che attanaglia il Paese), c’è ogni ammortizzatore sociale e questi sono in prevalenza maschi (56%). Per i disoccupati che il posto di lavoro lo stanno cercando per la prima volta perché appena usciti dalla scuola o perché ne sono rimasti lontani per via di un figlio, per loro di fatto non esistono ammortizzatori sociali. Di questo folto gruppo, formato per lo più da giovani, le donne rappresentano un 61%.

 

Diamo l’ennesima finta buona notizia: è stato introdotto con l’articolo 56 della riforma il congedo di paternità. Purtroppo apprendiamo con disappunto che si tratterà di un congedo obbligatorio di massimo 3 giorni lavorativi anche continuativi in sostituzione della madre.

Offerte AbanoRitz