Incontro con: Rossana Podestà

Di Luca Bonacini

 

Immagini di Roberto Carnevali

Una carriera di attrice con all’attivo oltre sessanta film, e un grande amore. Quando nel 1980 un giornalista chiese a Rossana Podestà con chi avrebbe voluto fuggire su un isola deserta, lei rispose senza pensarci due volte che avrebbe affrontato una tale avventura solo con Walter Bonatti, il suo mito, un uomo che riusciva a vivere libero come avrebbe voluto vivere lei. Circa un anno dopo si diedero appuntamento a Roma, davanti all’Ara Coeli, che lui confuse con l’Altare della Patria, facendola aspettare per ore. Dopo quell’incontro sarebbe stata accanto all’uomo che amava fino alla fine. L’immenso Walter Bonatti, alpinista delle imprese impossibili, esploratore, giornalista, scrittore, un uomo che non si separerà più da lei, e con lei vivrà mille altre avventure in giro per il mondo alla ricerca dei suoi limiti e di mondi sconosciuti. Oggi Rossana Podestà ha 9 nipoti e vive nel culto del marito, sta girando l’Italia presentando il suo libro : “Una vita libera” Rizzoli 2012, nel quale emerge il rapporto intenso con un uomo svincolato dalle convenzioni, cristallino, uno spirito libero e coerente. Attraverso materiali mai pubblicati, gli aspetti inediti della vita del grande alpinista, ricordi intimi e appassionati di trent’anni straordinari trascorsi insieme:

Un uomo straordinario Walter Bonatti, com’è stato vivergli accanto ?

Quando nell’81 lo conobbi, aveva smesso di arrampicare; dopo una lunga collaborazione aveva lasciato il settimanale Epoca, e nel ’65 l’alpinismo estremo; era giornalista e scrittore, ma aveva appena divorziato e anche io da sei anni, era in un momento di svolta della sua vita, e un po’ sbandato. Stava preparando un nuovo libro, ma era in stallo, fermo da un anno e mezzo, dopo aver litigato con la direttrice di Epoca, perché gli aveva detto: ”Bonatti non faccia più Bonatti, faccia il giornalista”. In realtà quando uscivano le sue cronache il giornale vendeva 40mila copie in più. Cominciammo a vivere insieme, stava riordinando le idee, riprendemmo a viaggiare tantissimo, con lo zaino non con la valigia. Cominciò a farmi conoscere il suo mondo …

Avete visitato luoghi meravigliosi e inaccessibili, avete qualche volta avuto la tentazione di non tornare ?

Andavamo in posti assolutamente selvaggi, meravigliosi, irraggiungibili, ma anche scomodi, e impervi, per cui tornavamo sempre volentieri nella nostra casa in Valtellina che amavamo tantissimo. Dopo le nostre rispettive separazioni eravamo senza casa, lui a Milano e io a Roma, avevamo lasciato la casa al compagno. Convinti di trovare un luogo dove vivere, girammo a lungo, anche se non volevamo allontanarci troppo da Milano, una città per lui importante, dove aveva la sua casa editrice. E’ stata la casa a scegliere noi, una costruzione del ‘600 in Valtellina vicina al bosco, con un monte accanto bellissimo, era il nostro piccolo Everest. Conservo con affetto la biblioteca che mio nonno aveva a Lerici, ora è a casa mia, tutti quei libri che da bambina divoravo fanno parte di me, mi hanno accompagnato nella vita.

Cosa legava Walter Bonatti a Reinhold Messner?

All’inizio Walter non lo stimava perché lo riteneva schiavo delle sponsorizzazioni: era un periodo in cui gli sponsor arrivavano a decidere della vita delle persone e alcuni giovani alpinisti, lasciandosi illudere, fecero delle azioni al limite dell’impossibile lasciandoci la vita. Quando conobbi Walter, ci teneva tantissimo alla sua libertà, era assolutamente senza soldi, con lo stipendio di Epoca e solo quello. Si viaggiava in economia, contando sull’anticipo dell’editore, spendevamo 2 milioni di lire, mentre altri alpinisti famosi ricevevano anche un miliardo dallo sponsor. Lui voleva essere libero, non voleva costrizioni, tutte le giacche a vento di Walter erano senza etichetta, diceva sempre: “portatore di etichette mai”. Messner cominciò ad avvicinarsi a Walter, scrisse un articolo nel quale affermava di amare Bonatti, e lui gli scrisse una lettera, si avvicinarono, si incontrarono. Walter dava molto valore all’amicizia, cominciarono a fare delle riprese, delle interviste. Messner era entrato nel mondo di Walter. Fu molto presente dopo che morì Walter, mi fece sentire la sua vicinanza, e mi diede una mano con le presentazioni dei libri. Fece anche un gesto importante schierandosi perché fosse ristabilita la verità sul K2, e diede una sua testimonianza visto che su quella difficile montagna c’era stato. Due amici che si stimavano che fecero involontariamente qualcosa l’uno per l’altro.

Com’era stata l’infanzia di Walter ?

Aveva una sorellina che morì all’età di 2 anni, quando lui ne aveva 4. Amava moltissimo sua madre, ma si dovette separare da lei, lo portarono dalla nonna a 4 anni, dove rimase a lungo, il papà era sparito, e la mamma doveva lavorare come filandiera. Viveva libero, in questo piccolo paese del Cremonese sul Po’. Il grande fiume lo attirava e all’età di 12 anni pensò di attraversarlo, cercando di capire come poter arrivare nell’altra sponda. Vedendo che gli sterpi galleggiavano si accorse che potevano essere un veicolo naturale per arrivare di la sull’altra riva, e fece cosi, aggrappandosi a un fascio di sterpi e imponendo una direzione con le braccia riuscì ad arrivare dall’altra parte, lasciando di stucco i suoi amichetti, mentre sullo sfondo c’erano le montagne dell’arco alpino, che lo attendevano. Era la prima sfida vinta da Walter Bonatti.

Quale era il rapporto con le istituzioni ?

Nell’epoca d’oro tanti politici si congratulavano con Walter, quando tornava dalle sue imprese. Ho messo nel libro i telegrammi che ricevette quando riuscì a scalare la nord del Cervino, Nenni, Moro tutti i politici dell’epoca gli resero omaggio. Ma quando Walter morì non furono in tanti a dimostrargli affetto. La presidenza del Consiglio inviò un telegramma dove addirittura si sbagliarono a scrivere il suo nome, arrivò uno stringato comunicato di condoglianze. Gianfranco Fini fu l’unico a mandare un telegramma molto bello, dove si sentiva che era dispiaciuto della sua morte, ed io lo ringraziai con una lettera. Walter aveva fatto tanto per l’Italia in giro per il mondo, era una figura nella quale la gente si poteva riconoscere, enormemente stimato. Serra scrisse che Bonatti meritava i funerali di Stato.

Il suo rapporto con la cucina ?

Walter aveva il colesterolo alto, e i trigliceridi altissimi, spesso mangiava delle “schifezze”, ed io pazientemente lo aiutavo a stare in riga. Era onnivoro, ma non era esigente con me che non sapevo cucinare particolarmente bene. Una volta mi ero sbagliata a fare molto riso, lo abbiamo mangiato per tre giorni di fila, glielo preparai una volta alla Cantonese, una volta al Parmigiano, una volta al pomodoro. Ci bastava una cucina semplice, pasta, riso bollito, uova alla coque. Un piatto che gli piaceva molto era la minestrina in brodo, benché semplice, la mangiava da bambino, e ne pativa voglia quando andava in giro per il mondo. Da alpinista estremo aveva per lungo tempo mangiato male, estenuanti marce di avvicinamento in condizioni disagiate per poi attaccare la cima, ma non aveva paura di nulla, era in grado di ingegnarsi se non aveva cibo, pescava il pesce e se lo cucinava.

Quale sarà il prossimo progetto di Rossana Podestà ?

Quanti viaggi e quanti ricordi insieme, tre mesi e mezzo rimanemmo in Patagonia, la conosco a memoria. C’è lo Hielo Continental che separa il continente, ed è costellato di fiumi sempre in piena, che di notte si asciugano un po’ lasciandosi guadare. Ecco, mi piacerebbe fare un libro con i taccuini di Walter Bonatti, tutto il materiale che aveva scritto e ancora non è stato pubblicato che sto sistemando e mettendo in ordine, montagne di appunti, la psicologia che usava per affrontare le nuove imprese, e tutte le sue riflessioni sui luoghi, e le persone che incontrava. Ma per ora ho già tanto da fare con questo ultimo libro “Una vita libera” Rizzoli 2012, che ho portato in giro per l’Italia, conoscendo un paese che non è quello delle grandi città, località che non fanno rumore, dove la gente è vera, dove ho scoperto un amore verso Walter che mi ha riempito il cuore.

 

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