Gli #italiani non sono pigri

Idee di #lettura
“Gli italiani non sono pigri” di Barbara Serra

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articolo a cura di Jessica Traverso

Jessica traverso sitodelledonne

Letto sotto l’ombrellone, incuriosita dal vedere gli italiani dall’occhio di una italiana che vive e lavora all’estero, unendo 3 mondi piuttosto diversi: nata in Italia da genitori italiani, si trasferisce nel nord Europa dove completa l’istruzione e inizia a lavorare fino ad approdare, come giornalista, alla tv internazionale di proprietà araba Al Jazeera.

Nel libro, viene fatta una analisi della realtà italiana che non fa sconti a nessuno ma che, al contempo, mette in evidenza le differenze culturali alla base delle opinioni e degli stereotipi negativi che gli altri popoli ci riservano.

Gli italiani sono pigri, disorganizzati, mafiosi e mammoni:

– la pausa pranzo non si tocca, è di almeno un’ora e se si può la si fa a casa;

– la puntualità è un optional, i 5 minuti non sono considerati ritardo;

– ad agosto nessuno lavora e le ferie sono sacre;

– la famiglia e la mamma vengono prima di ogni cosa;

le regole ci sono ma ci sono anche i modi per eluderle (in questo senso, l’atteggiamento mafioso)

gli italiani non sono prigriE tutti questi stereotipi ritrovano un riscontro reale nella società! Però, diciamocelo, a nostro vantaggio possiamo dire che siamo estremamente creativi, orientati al problem solving e alle relazioni interpersonali e alla passione per le cose ben fatte. E infatti non è un caso se, dove conta la meritocrazia, spesso gli italiani riescano ad ottenere molto!

Ma al di la della lista di caratteristiche, quello che ho trovato più interessante e stimolante è composto una serie di considerazioni sociali. Ne riporto alcune:

– lavoriamo un sacco, come numero di ore, solo che spesso non sono riconosciute perchè da noi gli straordinari non sono sempre pagati e perchè spesso il limite tra lavoro e vita privata è talmente labile che è difficile fare una distinzione chiara. E se non sono “viste”, non esistono!

lavoriamo in modo spesso non organizzato; le priorità sono legate all’importanza dell’interlocutore e non ad uno scadenziario di obiettivi. Molto tempo viene dedicato alle relazioni, parlando anche “più del necessario”. In altre parole, lavoriamo molto ma spesso lavoriamo male!

– il modello a cui facciamo riferimento per misurare la nostra efficienza arriva direttamente dal mondo anglosassone che, culturalmente, è diverso dal nostro. Banalmente, fin da piccoli noi siamo premiati quando collaboriamo e “aspettiamo” il compagno più lento mentre nel nord Europa e negli USA viene messo il focus sulla competizione e viene spinto il concetto di essere “il primo”. Il punto di partenza è praticamente opposto, ma chi decide qual’è il migliore?

– il sistema di welfare è sicuramente meno burocratizzato e complicato all’estero che in Italia: ci sono meno regole e vincoli per ottenerli a fronte di una maggiore consapevolezza rispetto, ad esempio, al pagare le tasse. In Italia, se si riportasse lo stesso identico modello inglese (per fare un esempio), per quanto tempo si potrebbe andare realmente avanti? Il primo passo per un welfare migliore dovrebbe essere un senso civico altrettanto migliore da parte di tutti!

– il sistema bancario in Inghilterra consente più facilmente di ottenere carte di credito e ottenere inanziamenti per poter avviare attività o per avere, più semplicemente, liquidità. Molti inglesi, però, continuano ad attivare nuove carte per pagare i debiti precedenti in un circolo vizioso senza fine. In Italia, le banche sono meno “aperte” ma il rapporto con il denaro è più responsabile e orientato al rispamio, consentendo di avere meno debiti degli inglesi!

la famiglia è un valore fondamentale per qualsiasi italiano ma da un certo punto di vista è limitante: negli altri Paesi, dal nord Europa all’Africa, i ragazzi appena hanno un’età decente diventano responsabili di se stessi, spesso uscendo di casa e dovendosi arrangiare in tutto e per tutto. Da noi no, i genitori sono presenti nella vita dei figli, garantendo tutto il supporto possibile e oltre. Se da un lato questo atteggiamento è bellissimo, dall’altro alcuni giovani non si mettono mai alla prova e non scoprono mai sulla loro pelle cosa significa “sudarsi il pane”. E in alcuni casi, una bella scossa potrebbe fare la differenza!

In realtà ci sono altre spunti che mi hanno colpito ma mi fermo; anzi, vi invito a condividere quello che vi ha colpito una volta che avrete letto questo libro!

Ps: gli italiani sono gli arabi d’Europa“. 

Barbara Serra

Barbara Serra

 

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