Giovani e lavoro: una proposta interessante di Perugina per rilanciare l’occupazione giovanile.
La notizia era apparsa sui giornali generando scalpore: l’80% dei giovani che lavorano risultano assunti con contratto atipico o di lavoro a tempo determinato e badate, aveva causato un vespaio perché si era al contempo saputo che invece un dirigente dei vertici RAI, per definizione a tempo, era invece stato assunto in modo indeterminato.
Riportiamo il fatto e ci esimiamo dal commentarlo, non per fare del moralismo, ma semplicemente perché si commenta da sé.
La Perugina ha avuto una grande idea per rinsaldare il rapporto tra giovani e lavoro che viene ufficializzata come un importante strumento per rinsaldare il patto tra generazioni.
Sul Sole24ore si legge invece di una singolare iniziativa imprenditoriale della Perugina che consiste nel ridurre da 40 a 30 le ore dei propri dipendenti che, messi a part-time avranno la grande opportunità di far lavorare i propri figli che verranno invece assunti con contratto di apprendistato purché abbiano le qualità e capacità professionali indispensabili per svolgere la mansione.
Ciò getta un’ombra oscura sulla riforma del lavoro appena approvata. Sì perché leggiamo bene cosa significa per un lavoratore la proposta della Perugina che, ammantata di buone intenzioni, potrebbe passare come un’operazione virtuosa per rilanciare l’occupazione.
A ben vedere la Perugina sta ponendo ulteriori limiti nei confronti di coloro che assume. Non solo in pratica riduce l’orario di lavoro dei lavoratori più anziani che hanno quindi maturato una busta paga più pesante. Ma assume a costi inferiori nuovo personale con contratto di apprendistato che verrà pagato come un tempo determinato del passato, o forse meno.
Secondo Perugina questa è una “Risposta seria, responsabile e coraggiosa in un momento di difficoltà per l’economia, non solo in Umbria e in Italia, ma in molti Paesi europei” che, sottoforma di un contratto tra generazioni, permetterà alla multinazionale (stiamo infatti parlando di Nestlè) di risparmiare sul costo del lavoro, di fregiarsi dell’italianità dei prodotti e di fare bella figura di fronte al pubblico che comunque aiuta a vendere.