In Italia le donne laureate sono circa il 60% rispetto agli uomini (40%), tuttavia il dato non è così incoraggiante come sembra perché a far preoccupare è il numero di donne che dopo la laurea trovano un impiego.
Il 22% delle donne con laurea non lavora contro il 9% degli uomini. In buona sostanza le donne laureate hanno meno probabilità di trovare lavoro rispetto agli uomini. Cosa che non stupisce, non in Italia, comunque. Poco consolante il fatto che l’Italia abbia più donne laureate perfino di Gran Bretagna (58%) e Stati Uniti (58,5%), poiché le differenze salariali tra lavoratori e lavoratrici è molto più alto nel nostro Paese che negli altri occidentali.
A dirlo è uno studio eseguito dal Sole24ore elaborando i dati It-Silc 2008, secondo cui il differenziale salariale (df) in Italia influisce di più sulle lavoratrici con un titolo di studio elevato rispetto a quelle con un’istruzione inferiore. Il df è maggiore fra le classi d’età che vanno dai 35 ai 45 anni. Le donne risultano meno presenti nelle posizione di vertice delle aziende poiché non riescono a sfruttare il titolo di studio.
Parte della colpa è forse anche da attribuire all’ostruzionismo maschilista che di solito viene applicato nei CDA delle aziende. Speriamo che la legge recentemente approvata in parlamento per le quote rosa nei consigli di amministrazione possa riuscire a riequilibrare il df e la presenza di donne con titoli di studio nelle posizioni più importanti della società.
Le donne in Italia non godono ancora delle pari opportunità. Spesso viene richiesto di scegliere tra il lavoro e la famiglia e questa scelta riesce a segnare la vita per sempre. Mancano politiche sociali a sostegno della famiglia e dell’occupazione femminile. Il tasso in Italia è decisamente al di sotto della media europea e degli standard di Lisbona. Speriamo che l’introduzione delle quote rosa riesca a smuovere le acque!
http://ravenna.fattoredonna.it/2011/04/13/l%E2%80%99italia-buca-gli-obiettivi-di-lisbona-la-speranza-e-nel-2020/