Le radiazioni alle mamme fanno più male. A dirlo una ricerca del professor Douglas Almond della Columbia University condotta per chiarire le influenze delle basse radiazioni (considerate innocue) sui feti e sulle puerpere.
La ricerca
La ricerca di Almond è stata comunicata al New York Times il 13 Marzo. Condotta in Svezia sulle conseguenze dell’esplosione di Chernobyl, la ricerca dimostra come i feti svedesi abbiano subito danni dalle basse radiazioni pur trovandosi in una zona considerata sicura poiché lontana dal reattore esploso.
La ricerca è stata condotta nel 2009 con l’aiuto di Lena Edlund della Columbia e Marthe Palme della Stockholm School of Economics su studenti svedesi che, all’epoca del fallout, erano feti. Durante i test si è rivelata sui test “una funzione cognitiva inferiore riflessa dalle prestazioni su test standardizzati nella scuola media, in special modo prove che corrispondono al QI, il quoziente intellettivo”.
I dati
I feti delle donne incinte quindi assorbono anche le basse radiazioni. A dirlo la recente ricerca che è avvalorata dai dati delle ricerche giapponesi in seguito all’esplosione della bomba ad Hiroshima.
Per averne conferma vi proponiamo questo articolo del NYTIMES e il sito su cui è disponibile la documentazione per informarsi: l’ufficio per gli affari economici.
Le centrali nucleari
Il terremoto e il conseguente tsunami che hanno sconvolto il Giappone hanno riportato sotto l’attenzione di tutti come non ci sia un nucleare sicuro. Esistono eventi che possono minare la stabilità degli edifici delle centrali con grave cause per la salute della popolazione. I giapponesi stanno oggi pagando purtroppo le conseguenze di un calcolo errato.
Senza contare che le centrali nucleari non sono affatto economiche. Basti pensare che lo stesso Giappone, che ne possiede al momento 52, è anche il terzo più grande importatore di combustibili fossili al mondo. Ciò significa che la quantità di corrente prodotta anche da moderne centrali nucleari è limitata.
A fronte di grandi investimenti per la loro costruzione e la sudditanza tecnologica, nel caso dell’Italia, per la loro realizzazione (stimato in circa 12 miliardi di euro). É noto che la Francia avrebbe un diritto di prelazione qualora il nostro Paese decidesse di costruire nuove centrali atomiche. Avremmo quindi l’obbligo di usare tecnologia francese per la costruzione delle stesse.
Poco economiche e rischiose. Questo il giudizio finale che ci sentiamo di dare a riguardo. Ora però arriva uno studio americano a rivelare che non solo sono poco sicure, ma che le basse radiazioni emesse potrebbero essere dannose per i feti. Qualora ci fosse una qualunque fuoriuscita di acqua pesante (possibilissima in un territorio a grande sismicità e soggetto ad alluvioni e smottamenti come quello italiano) come già avvenuto in Giappone qualche anno addietro, a risentirne di più sarebbero le donne.
Scritto da M.F.
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