LA DENUNCIA DELLA COMMISSIONE PARI OPPORTUNITÀ DEL VENETO
Presidente Tregnago: “Così si fa un passo indietro sul versante della lotta allo stalking e si depotenzia la prevenzione contro la violenza sulle donne».
La Commissione regionale per le Pari opportunità del Veneto esprime tutta la sua perplessità e una forte preoccupazione verso l’esclusione dello stalking dai reati per cui è previsto il carcere preventivo: è infatti quanto risulterebbe dalla modifica al decreto “svuota carceri”, approvata nei giorni scorsi al Senato, che fa salire a cinque anni di reclusione (il reato di stalking ne prevede oggi quattro) la soglia della pena per la quale è stabilita la custodia cautelare in carcere.
«La nostra voce di allarme si fa ancora più forte perché il decreto giunge in un periodo che vede progressivamente aumentare il numero di femminicidi perpetrati per mano di autori pluridenunciati dalle vittime – spesso ex fidanzate, ex compagne, ex mogli -, come ci racconta purtroppo con triste frequenza la cronaca – commenta Simonetta Tregnago, presidente della CPO del Veneto –. Il decreto così concepito rischia, tra l’altro, con grave “leggerezza” di togliere valore ed efficacia all’intenso lavoro di prevenzione contro la violenza sulle donne, svolto sui territori dalle forze dell’ordine in rete con associazioni e istituzioni». «Auspichiamo che il Governo faccia presto dietro front – aggiunge -, per non vanificare gli importanti risultati legislativi ottenuti in questi anni grazie agli sforzi congiunti della società civile e della buona politica».
Dalla Commissione veneta plauso e appoggio all’emendamento presentato dai deputati Costa, Sisto, Carfagna e Chiarelli, emendamento che chiede di portare a cinque anni di reclusione la pena massima per il reato di stalking.