“Rifiuto la parola rifiuto” è il piccolo calembour con cui si apre sul sito del centro rifiuti di Vedelago la biografia di Carla Poli, una donna che ha dedicato la sua intera esistenza all’ambiente. Da questa sua passione per l’ecologia e per il risparmio, di quello che viene dagli straccivendoli di un tempo, nasce l’esperienza del centro di smistamento rifiuti di Vedelago, una realtà che ha portato il concetto di riciclo e riuso ad un livello più alto.
Al centro riciclo Vedelago sono in grado di recuperare il 99% del materiale che ricevono, un risultato non solo invidiabile ma che fa anche riflettere sul vero significato del concetto di rifiuto.
Occorre subito dire che l’attività della signora Poli non si ferma allo smistamento dei rifiuti, ma che è stata in grado nel tempo di estendere questo suo concetto alle comunità limitrofe e di portare anche nel resto del Paese e all’estero la sua filosofia: riciclare tutto è possibile.
Perché buttare via il famoso rifiuto secco? Sapete in cosa consiste l’indifferenziata una volta levata carta, metalli, plastica, vetro e umido? è fatta di giocattoli, attaccapanni e cose del genere. Buttarla significherebbe riempire ancora di più le discariche accumulandovi spazzatura e impedire ad aziende come il centro riciclo di ricevere del denaro.
Il problema sta già nella parola che si usa per definire il “secco” ossia, indifferenziato che per i cittadini vorrebbe automaticamente dire discarica. Carla Poli propone nelle informative diramate a spron battuto nelle scuole e fra i cittadini il termine “frazione residua secca”.
Di passi nella direzione del riciclo totale ne sono già stati fatti molti, ma come ama ripetere Carla Poli, il sistema è perfettibile e si può sempre migliorare.
Migliorare vuol dire per esempio spendere del denaro per creare un sistema di smistamento dei pannolini in modo da separarne le componenti e riciclare la plastica e la cellulosa di cui sono fatti. Questo processo verrà forse messo in opera già a settembre grazie ad un nuovo sistema sperimentale allo studio proprio lì, a Ponte Nelle Alpi e Vedelago. Riciclare i pannolini significa ottenere alcuni risultati incontrovertibili:
- Riduzione di rifiuti in discarica e dei gas serra emanati quando questi vengono invece inceneriti;
- Sterilizzazione durante il processo dei pannolini con eliminazione di ogni agente patogeno;
- Recupero di materiali fondamentali per un Paese come l’Italia povero di materie prima: da una tonnellata di pannolini si possono ricavare 350kg di cellulosa e 150kg di plastica.
Non ci resta che sperare che il sistema del riciclo, che a prima vista sembra efficiente solo lì, trovi altri grandi promotori nel resto dell’Italia che mai come oggi necessita di un sistema per il trattamento dell’immondizia che riduca i costi, si autofinanzi e arrivi perfino a creare ricchezza.